L’< Oblòmov» e l’oblomovismo 81 si trasforma in un atto di eroismo... e allora, Signore! quali miracoli, quali ammirevoli risultati si possono aspettare da un così grande sforzo ! « Ma, guarda, la mattinata passa, il giorno già inclina verso la sera e con esso inclinano verso il riposo anche le forze troppo tese di Oblòmov; le tempeste e le agitazioni si calmano nel suo animo, la testa caccia i pensieri tormentosi, il sangue scorre più calmo nelle sue vene. Oblòmov si volta lentamente, si sdraia di nuovo sulla schiena, volgendo lo sguardo triste verso la finestra, verso il cielo, verso il sole che tramonta gloriosamente dietro la vicina casa di quattro piani. È una giornata della vita di Oblòmov. È la sua vita stessa. Perchè quel che colpisce è l’identità del corso della sua vita col corso di una giornata. L’amore di Olga che sembra doverlo staccare dall’apatia,dall’ijifingardaggine, dall’«oblomovismo » è quel che sono quegli attimi di energia, durante le lunghe ore che egli passa sdraiato sul letto. Sembra che il suo petto si allarghi ad un respiro più ampio e più profondo, ed il suo occhio lampeggi, e tutte le sue vene battano in uno col cuore. Ma è un’illusione. C’è qualche cosa di più forte che vince tutto, e l’entusiasmo, e la fede, e l’amore, e questo qualche cosa è la malattia spirituale che Oblòmov ha nelle vene: l’inerzia, l’apatia. Non è senza utilità ricordare la polemica che il romanzo suscitò e mantenne viva per vari decenni, anche quando ormai gli Oblòmov, se non scomparsi dalla vita russa, erano certo meno numerosi, e in ogni modo meno caratteristicamente accentuati del personaggio creato da Qonciaròv. « Apatia, amore di pace, placidità, sorriso, nessuna urgenza di uscire dall’ inerzia, e questo è l’oblomovismo, come l’ha chiamato Gonciaròv, una malattia favorita dalla natura slava e dalle condizioni della società russa». Con queste poche parole, uno dei più famosi tra i critici russi, 6