La servitù della gleba nella lett. russa 61 Anche Bélinskij, sebbene non ne parlasse che nello « sguardo alla letteratura dell’ anno », si espresse su Grigoròvic con parole entusiastiche. Certo è che se 1’ opera di Turghéniev fosse stata la sola nel periodo di cui si tratta si sarebbe potuta considerare come un fenomeno eccezionale dovuto all’ intuizione acuta e raffinata dalla conoscenza del mondo occidentale, ma poiché i racconti del Grigoròvic precedettero la raccolta di Turghéniev, il cui primo racconto soltanto è quasi contemporaneo di essi, bisogna dire che era l’atmosfera tutta impregnata di un pauroso stato di cose, che ne impregnava a sua volta la vera letteratura, quella creativa. Si capisce che non sempre la pittura del reale stato delle cose poteva essere fatto allo scopo esclusivo di rivelare il male e spingere alla rivolta. Prima di tutto, anche se la forza dello scrittore era colossale, come era stata infatti sotto l’influenza del racconto di Grigoròvic, tanto più che Turghéniev in quell’epoca era all’estero (cfr. Semevskij, op. cit. Voi. II). Il racconto « Il villaggio » fu pubblicato nel 1846 negli « Annali patrii » (N.° 12). In questo racconto è descritta la vita dolorosa di una fanciulla orfana, serva della gleba, che ha già patito molte sofferenze nell’infanzia e nella fanciullezza in una famiglia estranea, e che poi è data a forza in moglie, per un capriccio del padrone (che pensa di testimoniarle benevolenza) ad un giovinastro, al quale essa non piace, e la cui famiglia vede di malocchio il matrimonio. Il racconto finisce con la morte della disgraziata donna, tormentata dal marito. Le scene, in cui il padrone dichiara la sua volontà ai parenti del fidanzato, la disperazione della fidanzata, i canti e le danze davanti alla casa del padrone per divertire questi, ecc. — non erano descritti a parere degli stessi critici russi con tinte molto vivaci, ma erano una novità nella letteratura. L’autore evidentemente voleva mo-