■m Sul teatro di Cèchov 19 c’è neppure la sconfinatezza che è del puro tipico-umano. In ogni modo per opera di questi quattro scrittori il passo era stato molto lungo. Alla cecità dei critici dell’ epoca di Von Vìzin poteva quasi esser sembrato che, con l’aver messo sulla scena persone tratte dalla vita circostante, egli avesse limitato il campo d’attività dell’autore drammatico, ma si trattava, com’è evidente, di un grossolano errore, in quanto che i personaggi delle commedie o dei drammi anteriori non avevano certo un carattere più universale per essere stati trasportati senz’ altro, con i peggioramenti che inevitabilmente derivano dall’imitazione, dalle pièces francesi sulle scene russe. La ricerca del tipo aveva rappresentata dunque un progresso. Questo progresso fu più accentuato in Gribojèdov per un elemento se non nuovo del tutto, nuovo almeno per la immediata significazione che vi veniva dato, e cioè l’accentuata contrapposizione sulla scena di tipi diversi. Essa doveva servire a richiamar l’attenzione sulla contrapposizione esistente nella realtà russa ed aveva fini che con l’arte han poco o nulla da fare. La lotta dei due diversi mondi che convivevano in Russia, quello della reazione, basato sulla servitù della gleba e quello che era sorto dal processo spirituale della giovine società russa dopo la guerra del 1812, aveva il suo « voluto » riflesso nella commedia. Ciò portava come conseguenza che, accentuata per volere dell’autore la distinzione tra i tipi rappresentati, quel che era « puramente » tipico in essi acquistasse una maggiore importanza. Il « tipico » di Gribojèdov serviva così a mostrare quale potenza poteva acquistare il teatro nella sua funzione sociale e morale quando fosse nelle mani di un grande ingegno. Ne metteva però in pericolo il valore in quanto arte. L’importanza del « tipico » rappresentato da Gribojèdov è testimoniato dal fatto che molte e molte sue espressioni