Vladimiro Korolenko 161 servire come cavallo e riesce a far piangere il gran Toion, fino a che la bilancia dei meriti e dei peccati piega a suo favore, poteva aver sentore di liberalismo anche per giudici non così severi come il Nicolajev; a meno che anche a questi, come al gran giudice Toion, non sieno salite le lacrime agli occhi, leggendo le parole con cui Makar si difende dall’accusa di furto di legna: sua moglie moriva e a lui pel gran freddo il pianto si gelava negli occhi. Ma è precisamente questa eloquenza che non si classifica, qualunque sforzo si faccia, quel che fece il successo di Korolenko. Al « Sogno di Makar » seguirono i « Ricordi di un turista in Siberia » pubblicati anche nel 1885 nei primi numeri del « Messaggero nordico ». L’autore ci presenta alcuni curiosi tipi della vita siberiana, arretrati di almeno un secolo in confronto della vita della Russia europea. Ognuno di questi schizzi meriterebbe un esame a sè, tanto sono caratteristici della vita del tempo e dei luoghi. Ma un eccessivo colore romantico li fa passare in seconda linea di fronte ai racconti che seguirono e in cui le due grandi virtù dell’ eloquenza di Korolenko, la pietà umana per le proprie creature e la forza artistica nel dipingerle senza che il singhiozzo che gli chiude la gola gli fermi la penna, hanno il loro maggior risalto : « In cattiva compagnia » e « Il musicista cieco ». Questo ultimo racconto è noto in tutto il mondo; il primo invece è assai meno noto ed è forse il capolavoro di Korolenko. Il soggetto del racconto è molto semplice. L’eroe è un fanciullo, figlio del giudice in una cittadina della Russia sudoccidentale. Il fanciullo è Korolenko stesso : la bellezza delle descrizioni, la tenerezza che accompagna la pittura dei più delicati particolari, parlano chiaramente; tutta l’anima dell’artista, del poeta ne è penetrata, rigonfia; difficile trovare IX