La servitù della gleba nella lett. russa 67 « Racconti di un cacciatore » è un po’ il sorriso di chi sa consolarsi contrapponendo alla meschina tristezza umana la grandiosa bellezza della natura, mentre il sorriso di Gonciaròv è il sorriso di chi deve rassegnarsi a non trovare direttamente la via d’ uscita. Oblòmov è il quadro della tragica impotenza del russo, abituato ad essere circondato da chi non ha altro compito che di pensare ed agire per lui. Oblòmov è il simbolo di ciò che la servitù della gleba poteva fare di un uomo pur dotato per natura di aspirazioni nobili, e desideroso di realizzare con la propria attività sogni grandiosi di redenzione e di riabilitazione. La servitù della gleba stroncava le gambe. Il sogno di Oblòmov. da una parte il desiderio di portare alla vita il contributo della propria attività, ma dall’ altra il desiderio della casa materna, dove la mancanza d’ amor proprio e d’orgoglio, causata dalla mancanza d’impulso, perchè la volontà è ormai soltanto interiore, mentale, potrà essere carezzata e lusingata e non fustigata dall’ esempio di chi tutto il mondo costruisce sopra 1’ amor proprio e F orgoglio. Il critico russo Dobroljùbov, esaminando il romanzo di Gonciaròv in un articolo famoso « Che cos’ è l’oblomovismo » scriveva : « L’Oblòmovka (è il nome dei possedimenti di Oblòmov), l’Oblòrnovka è la nostra vera patria... C’è in ciascun di noi un po’ d’Oblòmov ». L’oblomovismo era veramente una malattia russa, il cui germe, i cui microbi erano nella servitù della gleba. È proprio la bonarietà ras segnata di Oblòmov quella che, con l’irritazione sorda, generata dalla liberazione, nelle classi più grette ed arretrate, porterà alla bonarietà sanguinosa dipinta da Saltykòv Sce-drin. E forse l’una e l’altra vivevano accanto. Che fosse una malattia russa di carattere abbastanza diffuso lo dimostravano non soltanto le figure imparentate con Oblòmov