STORIA DEI BULGARI quale esercitavano forte guardia i legionari di Roma, ed insieme la facile natura e la relativa ricchezza della zona centrale europea a nord del gran fiume, avevano portato di conseguenza che le terre del medio e basso Danubio divenissero quelle abituali di adunata dei popoli barbari che si apprestavano ad una invasione. Dietro a quelle già avanzate sul fiume, si addensavano spesso, sul Dniester o sul Don o sul Volga, altre genti che sospingevano le prime, talvolta affrettandone il movimento, tal altra travolgendole o trascinandole vinte o sorpassandole. Le terre della bassa Penisola illirica parvero divenute allora un campo di prove di forza, di preparazione guerresca e di allenamento dei barbari. Se dovessimo analizzare le grandi invasioni di visigoti, unni ed àvari, li vedremmo tutti compiere dapprima escursioni nella Penisola terrorizzando le genti indigene, saggiando Costantinopoli, Salonicco e fin le città greche, per poi dirigersi ad altra terra particolarmente prescelta, di solito l’Italia. È necessario riflettere su tutto ciò per farsi una idea della torbida mescolanza prodotta da tali movimenti di popoli, i quali, entrati nella Penisola, si urtarono, si accavallarono, si sovrapposero; se schiacciati o dispersi vi rimasero; se trionfanti vi fondarono degli Stati l’un sull’altro emergenti con alternate vicende, talor rapide e talora secolari; e così fino ad una parvenza di stabilizzazione che, 26