PRECEDENTI DELL'INVASIONE BULGARA nè l’altra di tali influenze e, mentre accoglievano di buon grado il battesimo, conclusione di una trasformazione spirituale ormai entrata da molti anni nel profondo delle coscienze, cercavano di rendersi indipendend da ogni influenza di cleri non nazionali; il che fecero, gli uni con l’annettersi « direttamente » alla lontana chiesa di Roma (Polonia, Ungheria), gli altri con l’abbracciare il rito greco, ma con riserva di avere a capo spirituale un Patriarca assolutamente indipendente da Costantinopoli. E qui cade acconcio notare come appunto le due chiese romana e ortodossa differiscano fra loro essenzialmente in questo, che mentre la romana è universale e tutta dipende spiritualmente da un sol capo, la ortodossa è nazionale e cioè costituita da tanti gruppi autonomi quante sono le nazioni che la professano, collegati dall’unità di fede, ma non di chiesa. Nello sviluppo di tale fenomeno, circa la metà del IX secolo le due chiese romana e greca si adoperarono dunque a fare proseliti fra i popoli slavi, i quali però non vollero consentire a recitare le preghiere in lingue sconosciute. Fu allora che il re di Moravia, potente stato slavo costituito nel centro d’Europa, si rivolse, come or ora vedremo, all’imperatore d’Oriente per aver lumi sulla religione cristiana. L’imperatore mandò a lui due fratelli, Cirillo e Metodio, considerati oggi dagli slavi come i santi apostoli della loro religione, due