LA BULGARIA NEL DOPOGUERRA pretesa, che una nazione imprigionata si associasse con i suoi carcerieri. I quali, in compenso della richiesta adesione, non prospettavano alla Bulgaria il minimo vantaggio e non esitavano a ripetere singolarmente di non essere disposti ad alcuna concessione. L’ambiente balcanico andò migliorando. Ma a completare l’opera venne finalmente la decisione di re Boris di dare libera via all’azione di un forte partito d’ordine che egli stesso si riserbava di controllare : il giorno 19 maggio del 1934, con un effettivo colpo di Stato chiuse il Parlamento, spazzò risolutamente la sopravvivente ORIM e tutti gli agitantisi partiti politici, affidando la Presidenza del Consiglio a persone di sua fiducia. Nel campo interno la soluzione, ostacolata da svariate ed ostinate correnti politiche, fu assai laboriosa; cominciò con le prove di regimi militari che non diedero buoni risultati per passare dipoi a quelle di uomini politici più adatti ad una nuova più vasta organizzazione del Paese. Traverso alcuni mutamenti giunse nell’ottobre del 1935 alla durevole soluzione di affidare a Kios-seivanof, diplomatico di sua fiducia, la Presidenza del Consiglio ed insieme il portafogli degli Esteri. Di tale uomo dovremo riparlare. Nel campo estero il nuovo governo del re venne subito alla ufficiale dichiarazione (1934) « di non voler più ricorrere alla violenza » ma perseguire gli scopi nazionali a mezzo di pacifiche vie diplomatiche; e tenne 251