STORIA DEI BULGARI ottenne, a Belgrado e più apertamente a Bucarest e persino a Sofia (vedremo poi da qual partito), dimostrazioni popolari comprovanti le simpatie delle opinioni pubbliche. Di fatto l’Italia si adoperò subito a concretare un prospetto dei vantaggi che, per tutti i popoli della Penisola, il turco eccettuato, avrebbero potuto derivare dall’evento di una conclusione vittoriosa, cercando di superare con la propria fede quella diffidenza che i precedenti del 1878, ancor ben ricordati dalla Romania (cui il trattato di Berlino aveva ingiustamente tolta la Bessarabia), e gli ultimi avvenimenti, per cui ancor fremeva la Bulgaria, avevano fatto nascere nei governi balcanici; e fece di tutto per ottenere da parte dell’Intesa precise decisioni che accontentassero gli Stati balcanici nei limiti del possibile. Ma i problemi da risolvere erano evidentemente troppo gravi. Basò riflettere come fossero sempre latenti i contrasti russo-romeni per la Bessarabia, e come la stessa Romania intendesse di garantirsi, sia le terre romene irredente di Tran-silvania (logica pretesa poiché l’Ungheria era in guerra) sia quelle del Banato di Temesvar fino al Danubio ed al Tibisco, sulle quali vantava uguali diritti la Serbia, già in guerra decisa a fianco dell’Intesa. Fortunatamente non erano ancora prevedibili le gravi pretese serbe sull’Adriatico (sorte più tardi dal crollo austriaco), ma già eran note tutte quelle irriducibili greco-serbe-bulgare sulla 222