LA BULGARIA NEL DOPOGUERRA serbava la segreta aspirazione di approfittare della sua enorme superiorità del momento, e fomentava le manifestazioni che potessero giustificare un proprio intervento in Bulgaria —, davano motivo a sempre nuove difficoltà internazionali. Le grandi potenze europee (la Francia in testa, timorosa soltanto di vedere intaccato anche uno solo dei trattati sui quali credeva fondata la sua sicurezza) intervenivano il più spesso in favore della Serbia, pur frenandone insieme le iniziative pericolose; in ultima analisi era sempre la Bulgaria, inerme ed economicamente prostrata, che ne subiva i contraccolpi al punto di veder talvolta messa in pericolo la propria esistenza. Era facile comprendere come la via ostinatamente battuta dai comitagi fosse falsa e non producesse che un vano tormento per tutti. Re Boris, che ben lo vedeva, abilmente li contrastò fino a quando anche l’opinione pubblica non ne fu convinta; gli fu allora possibile dirigere il proprio governo ad osteggiare dapprima, poi decisamente a combattere la ORIM, malgrado l’indubbio affetto con cui tutti i macedoni e diciamo pure tutti i bulgari ne avevano seguito lo storico sviluppo e assecondata l’azione. Si aggiunga un’altra grave ragione : il bolscevismo russo aveva trovato modo di infiltrarsi nelle file della ORIM, ed aveva saputo parzialmente deviarlo verso fini di carattere essenzialmente rivoluzionario internazionale; ciò aveva avuto per effetto di spingere U45