vedere, oltre il muretto, la laguna di grigiargento, lucida ed uguale come una lama, e nuvole d’opale pigre sfilar pel cielo ad una ad una; bagnar le labbra in questo liquid’oro che vien da Ci/iro — Dio lo benedica! -—-... questo è goder da re, questa è compita letizia che vai più d’ogni tesoro! No, che il Doge non ha piacer j>iù grande; no, ch’io non so splendore di zecchini veneziani giliati o papalini che valga il tuo, moscato di Levante!... Ahi, ma se penso a lei che mi disprezzo, e quanto m’odia ]>iù, più m’innamora, tutto s’ombra al mio sguardo e trascolora, e in veleno mi torna ogni dolcezza. E fuggire vorrei da questo orrendo paradiso, e cercar la più lontana terra, la più romita e la più strana a cui possa approdarmi ala di vento. ... Fuggire, si. Ma questa spina in cuore sempre sempre con me la porterei... Meglio restare, e non pensar più a lei, e saltare a i)ie’ pari il mio dolore... Non pensare... Ah che ho l’anima ferita, ferita a morte, e sol la morte aspetto! E sia pur quel che sia! Ma tu, Zanetto, mesci un altro bicchier. Viva la vita! TEATRO DI SAN MOISÈ — « Ah quella Padovana : un gran talento! e che delizia, o Dio, l’aria d’Arsace nel prim'atto! Eccellenza, non le piace?... Del Buranello, sì... Proprio un portento Parlo, discuto, e intanto mi torturo a spiar quel che fai nel tuo palchetto. — « Sì, bello il padedù; ma il minuetto un po’ pesante... Sicuro, sicuro... » —