pw TpjpTp (fi « non niu: imi unii irai tnti: ioti La fastosa facciata della Villa Pisani a Strà. GIARDINI VENETI DEL SETTECENTO I veneziani avevano sempre cercato con avidità il conforto dei giardini: lasciavano volentieri calli e canali per godere l’ombra delle deliziose oasi verdi, che, una volta più numerose di oggi, si celavano dietro i maestosi palazzi o rallegravano i campielli appartati. Avevano anche cercato più ampi e ombreggiati luoghi di riposo, e siccome la Serenissima negli antichi tempi aveva posto qualche ostacolo all’acquisto di poderi in terraferma da parte dei propri sudditi, in giardini si erano mutati gli orti di Murano, dov’erano sorti palazzetti che avevano tutto l’aspetto di ville, e andare a Murano i Gabrielli e i Navageri lo chiamavano villeggiare. Ma quando nel Settecento le zone più ridenti della terraferma, e specialmente quelle che fiancheggiavano le strade verso Padova e Treviso, si popolarono di innumerevoli ville, sorsero quei giardini che qualcuno paragonò alle incantate delizie d’Alcina, e che si susseguivano così da formare talora un solo delizioso seguito di verdi ombre, dove era artificiosamente trasformata la natura. Mentre il Palladio e lo Scainozzi due secoli prima avevano adattato l’architettura al paesaggio innalzando masse di pietra e colonnati di proporzioni grandiose, in armonia con la vastità delle praterie e dei gruppi d’alberi, già nel Seicento si era cominciato a creare artificiosamente gli incanti del giardino. Basti ricordare la descrizione della villa Pesaro a Preganziol, lasciataci dall’abate Ivanovich. Nel secolo XVIII l’artificiosa costruzione dei parchi si va complicando: non si apprezza più la semplicità della natura, come non si va in campagna per ristorare il corpo nella sana purezza dell’aria e nella pace agreste. Poco ci si cura della tecnica agraria: ci si accontenta di incassare le rendite dei campi e di consumarle o di sperperarle, sia pure genialmente. Quando i Pisani rifabbricarono compieta-mente la loro villa di Strà e ne fecero un edificio veramente regale, provvidero ad ampliare il giardino, e lo crearono vastissimo, ricco di ombre, di viali, adorno di statue, di chioschi, e di archi trionfali, e vi vollero gli spassi del labirinto, e, accanto alla scuderia, che formava una monumentale prospettiva all’altra estremità del parco, fecero costruire ampie serre dove si coltivavano gli agrumi più rari. Fu questa una delle specialità delle ville venete. Un botanico tedesco, al principio del Settecento, descrisse in un suo libro, ora piuttosto - 71 -