154 LUIGI FERDINANDO MARSILI La presa d'alcune spie. Il Cham de’ Tartari avendo prese tre spie, mandate da Cesare con lettere, le quali erano travestite all’usanza de’ Dervisj, o Religiosi Ottomani, con aversi fatta radere la testa, le mandò al Vesir; e tradotte le lettere, furono trovate del seguente tenore: Tu, che sei Comandante della Fortezza, non mancherai punto nell’aecodire a difenderla vigorosamente: perché in quattro, o cinque giorni verrà al tuo soccorso il Re di Polonia con 20000 soldati, e speriamo, che ti libererà dalle mani del Nemico. Non dubitar di niente. Avendo il Supremo Vesir veduta questa lettera, ordinò, che ’1 Comandante di Buda, Ibrahim Bassà, il quale trovavasi alla bloccata di Giavarino coll’Esercito del suo comando, si levasse di là, e si portasse al campo; in conformità di quest’ordine con gran diligenza marciando, si congiunse all’Esercito Ottomano sotto Vienna a’ 18 del mese di Ramasan. Essendo poi sortito il Supremo Vesir a mezza notte da gli approcci, dove si lavorava e rendendosi al campo, mandò il Be-glierbeghi di Mesopotamia, Carà Muhamed Pascià, con un corpo a riconoscere il Nemico, il quale venuto a vista del medesimo considerò, che per la gran moltitudine dell’armata ostica,1 non era il contrastarle possibile, nè disputarle il passaggio; tornato dunque indietro, del tutto diede parte al Vesir. Consiglio di guerra, se si debbia o no, andar contro il Nemico. Allora il Vesir fece ragunar Ibrahim Bassà, l’Agà de’ Giannizzeri, Mustafà Pascià, il Carà Muhamed Pascià, ed altri Capi sperimentati, per dibbattere con essi, come si potesse far testa al Nemico vicino. Ibrahim Pascià cominciò a parlare, e disse al Vesir: 'Signore, il consiglio, che vi detta la vostra prudenza è senza dubbio degno d’esser preferito al mio parere. Dico però, eli’ il più fattibile è, che caviamo i Giannizzeri dagli approcci, e 1 Nella stampa leggesi « Alemana ».