68 LUIGI FERDINANDO MARSILI trice dell’umido, quando ha vigore superiore a quello dell’umido, estingue ancora li venti che attorno del nostro lago regnerebbero meglio, specialmente quelli che d’esso sono indigeni, quando non fossero annientati da’ forti stranieri e dal sole.1 CAPITOLO QUINTO De’ moti diversi deli’aequa di questo lago. Assai è noto che qualunque piccola unione d’acqua sia sottoposta a tanti diversi moti che 1« vengono dati in diverse maniere per la di lei fluida natura, e tanto più le maggiori dei laghi e dei mari. 2 Questi moti nascono da quelle diverse cause, che anderò esaminando, nella presente mia unione di acqua assai considerabile di questo lago, per la lunghezza, larghezza e profondità della sua mole acquea, la quale sottometto a questo esame col titolo dei moti di essa, che divido in modo costante naturale ed incostanti accidentali. Il costante naturale lo suddivido in quattro. Uno è quello, tutto che leggierissimo, che viene causato dall’esito di quella piccola porzione d’acqua per l’emissario del lago a Peschiera che fa l’origine del Mincio. Il secondo è quello delle sorgenti dell’acqua in diverse profondità per linee laterali, che cadono nel lago, o che dal fondo verticalmente ascendono alla di lui superficie. Il terzo è il causato dalle crescenze e decrescenze 1 L’umido è — dice il Riarsili — il pascolo dei venti ; il secco è il loro distruttore. E perciò il sole dissipando l’umidità, annienta anche 1 venti. Sarebbero più frequenti i venti indigeni se non soffiassero i forestieri e se non agisse col suo calore il sole. Ma, conclude il Marsili, io non ho voluto parlare dei venti, se non per incidenza, in quanto essi possono favorire od ostacolare le correnti ; perciò dopo queste osservazioni, faccio punto. 2 Le moli acquee, appunto perchè adatte a ricevere più facilmente 1 movimenti, hanno spinte in tutti i sensi, e quanto maggiore è la mole, maggiori sono le spinte e maggiori i movimenti.