IL LAGO DI GARDA 123 sono palustri, e specialmente fra le canne che in tali siti sono frequenti. I Bivalvi hanno il loro moto lasciando le traccie per l’arena e fango, e la parte più larga è piantata dentro l’arena medesima. Avendo questi la parte superiore più angusta aperta e che vedevasi stando in poca profondità meno di un piede di acqua, io introduceva in quell’apertura una cannuccia, la quale, chiudendo ambi li gusci, essi bivalvi tenacemente stringevano così che dall’arena mi riusciva trasportarli nella barchetta. L’interno di questi gusci è d’ un vivissimo margaritifero, mischio d’iride verdeggiante ed un poco rosseggiante e con grande abbondanza di perlifere vescichette, che mi diedero ansa di cercare in gran numero di essi se vi fosse stata veruna perla, che non trovai e ciò attribuii forse al non essere questo animale testaceo così fertile dell’umore osseo, per potere formare perle sciolte dalla corteccia, essendo queste sottilissime. L’incontro di tal testaceo con sembiante perlifero mi invogliò di ordinare le mie osservazioni fatte in diversi fiumi e mari per la generazione delle perle, e terminata la presente dissertazione por mano a quest’altra, che scrivo al mentovato amico mio carissimo, anatomico signor Morgagni. donta cygnea (L.) Lamie. e Vnio irictorum (L.) Rossm. di cui descrive il modo di cattura oggi ancora usato dai ragazzi e le traccie che lasciano trascinandosi per il fango immergendo la cerniera. Il Marsili vanamente cercò jn questi lamellibranchi del Benaco le perlé, nè sembra neppure vi siano più state trovate. Ma è certo che altrove il fatto di rinvenirle è stato accertato; di recente i giornali ne parlarono come avvenuto nei Canali del Gombo nei dintorni di Pisa, presso la tenuta reale tìi S. Rossore. Sono sempre perle di scadente qualità.