18 UMBERTO URBANAZ-URBANI Qual forte contrasto fra questa scena e quella, che segue, in cui la giovine Batrié piange il fratello, caduto nelle mani dei turchi! L’eroe aveva appena vent’anni, nè mai donna montenegrina aveva dato alla luce figlio più coraggioso. La nenia patetica, d’ispirazione popolare, fa piangere persino i capi delle tribù, che si avvicinano alla ragazza per chiedere delle sorti del Batrié. La giovane non resiste al dolore: ad un vecchio principe dell’assemblea strappa il coltello dalla cintura e si uccide, stoicamente, da montenegrina. Verso il mattino, il popolo si scioglie. I capi, rimasti intorno ai fuochi, sono colpiti dalla vista della iluna, che spunta insanguinata e sono impressionati da improvvise scosse di terremoto. Arriva allora il vecchio igurnan Stefano. Con le sue parole di fiamma, egli sprona gli eroi alla lotta. Quanta filosofia nelle apostrofi del vegliardo, che illustra le cieche forze elementari della natura! Secondo il pensiero dell’iguman, il tempo e il destino umano sono due volti della somma stoltezza, ma al di sopra delle forze brutali, impera la forza dell’ingegno, e l’anima, provata dalle sofferenze, nutre il corpo di elettricità. Per incitare i campioni al sacrificio, il vecchio monaco esclama: «Generazione, nata per i canti: le muse faranno a gara nei secoli per intrecciare ghirlande degne di voi. Il vostro esempio insegnerà al cantore come si parla con l’eternità... ». Il vecchio cieco già vede, in ispirilo, risorto l’onore della nazione c le pure nubi d’incenso che si