70 UMBERTO URBANAZ-URBAN1 solamente gli sciovinisti fanno del panslavismo uno strumento d’imperialismo teutonico, mentre tutti i maggiori pensatori e poeti dei popoli slavi, hanno assegnato allo slavismo una missione culturale pacifica, da opporre al culto della forza brutale. La poesia patriottica dello Stefanovié è uscita dalle guerre e dalla tragedia del popolo serbo ed è la spada del cherubino, brandita contro i tiranni incoronati, che abusarono della loro forza per aggredire i deboli ed è pure la colonna di fuoco che conduce il suo popolo verso la terra promessa. Ad onta di tutto, Stefanovié è convinto che l’umanità sorgerà dal sangue ed alzerà le mani alla Divinità e all’Eternità. Tale è il compito della razza slava, che apporterà all’umanità la nuova religione dello spirito, la religione della tolleranza e della fratellanza. La fede del poeta è incrollabile come la fede di Pietro Preradovié, di Leone Tolstoj e di tutti i mistici dello slavismo. Stefanovié prese parte attiva a tutte le guerre della Serbia dal 1912 e dal 1914 in poi, infondendo speranza e coraggio al suo popolo nei momenti più tragici della sua storia. La fede del poeta non vacilla nemmeno quando il vecchio Re Pietro, avviandosi all’esilio, gli ispira versi simili a questi: Ancora un palmo di cielo, ancora un palmo di terra nostra.... L'ultimo sole serbo tramonta per baciare