SCRITTORI JUGOSLAVI 15 tenegrini cresceva tl numero degli apostati, che passavano alla religione di Maometto. I capi del popolo, per salvare il Montenegro, decisero di sterminare gli apostati, che non volessero ritornare alla religione dei padri. Il vladika Danilo, primo vladika di Gasa Pe-trovic-Njego§, era da principio titubante, ma poi acconsentì. Lo sterminio dei rinnegati avvenne la notte della vigilia di Natale del 1702. Il «ISerto alpestre» è l’apologia di quel disperato fatto di sangue, che salvò il Montenegro dai Turchi ed è la glorificazione dell’eroismo nazionale. Già nella prima scena, il vladika Danilo abbraccia con sguardo preoccupato i paesi, che, da Costantinopoli alla Serbia e dalla Grecia aH’Africa, caddero sotto il dominio della mezzaluna, e teme per il suo piccolo popolo. Il vladika esclama: Poche sono le mani e poca è la forza, una paglia in balia dei venti; mesto orfanello, senza alcuno al mondo, il mio popolo dorme il stonno dei moriit la mia lagrima non ha genitori, sopra il mio capo il cielo è chiuso ... Il pessimismo del poeta sgorga anche dalle parole del vecchio iguman Stefano, che provò tutte le amarezze della vita e tracannò il velenoso calice del mondo. Il vegliardo che ha 80 anni ed è cieco e vive nel regno degli spiriti, più che sulla terra, parla al vladika DanHo: