SCRITTORI JUGOSLAVI 13 solo in rare occasioni, indossò i preziosi paramenti. La chiesa era (lontana dai suoi costumi, come l’ortodossia era lontana dalla sua filosofia scettica, deistica e panteistica. Vero figlio dell’inizio del secolo XIX, professò principi liberali, condivise le dottrine di Voltaire e di Darwin e si acquistò un seggio eminente fra i poeti della doglia mondiale, accanto a Puskin, a Byron, a Leopardi. 6« Dante inveì contro i papi, perchè ostacolarono per secoli e secoli l’unità d’Italia, Njegos, i'I Dante del popolo serbo, si scagliò contro i nemici della sua nazione, fossero nemici di fuori, o di dentro. Il capolavoro del NjegoS, i1 «Serto alpestre» (« Gorski vijenac *), che per il numero di edizioni superò tutti gli altri poemi jugoslavi e fu tradotto in tutte le lingue slave, in tedesco, in francese, in ungherese, in svedese e in italiano, è infatti la « Divina Commedia » del popolo serbo, costituendone, accanto ai canti nazionali, il più prezioso patrimonio culturale. Studiato nelle scuole, commentato dai dotti, il poema epico-drammatico-lirico è possesso di tutto il popolo, che lo sa a memoria. A che cosa è dovuta la fama del Njegos, che durerà quanto le rocce del Lovèen? Nel « Serto alpestre », oltre l’anima grande del Njegoà, prorompe l’anima dei montenegrini, l’anima del popolo serbo. La bellezza verginale dei canti nazionali, che il Njegos amò e raccolse dalla bocca