SCRITTORI JUGOSLAVI 23 di fiori rossi anche la loro lenta agonia, non scesero sul letto di Branko: a lui non scese la morte, in punta di piedi, cinta di fiori e bella come le ragazze dei suoi canti. Ad una ad una, la morte gli spense le stelle, ad uno ad uno gli smorzò i raggi del sole, ad una ad una gli cancellò Je tinle dell’arcobaleno... Stelle, raggi, arcobaleni aveva promesso Branko ai suoi giovani canti, ma non arrivò a tessere le vesti sognate, e l’estremo dolore del poeta fu quello di lasciare le sue canzoni, le sue orfanelle, coperte di cenci... Branko Radièevié è tutto in quel suo ultimo canto: in esso freme la sua giovinezza: in esso trepidano i suoi sogni: in esso piangono, con velata amarezza, le incoscienti follìe giovanili. Ne! cànlo del cigno, passa l’inno, che le anime candide di tutti i secoli mandano a quell’oceano di bellezza, che fascia la vita dell’uomo, dall’aurora alle stelle: passano gli ideali della giovine età, che sogna la gloria e non ricorda che la gloria è stata chiamata il sole dei morti: passano le sofferenze del corpo, lo schianto dell’anima, la melanconia della morte. So il dolore di Branko non rasenta la disperazione, ciò avviene perchè l’aurora, il giorno, il paradiso del mondo, le tempeste, i fiumi e gli usignoli inebbriano ancora del loro fascino, del loro incanto, della lor3 musica il cantore morente, che in quell’estremo momento non può vedere, non può sentire, non può ricordare ciò che di triste hanno la vita e la morte.