40 UMBERTO URBANAZ-URBANI l’anima la lotta terribile fra l’individuo e l’ambiente; la sentono specialmente quelli ch’ebbero la sventura di conoscere la vita piena e larga del preteso « marcio Occidente ». Lo Skerlié ha dipinto cosi l’Oriente infelice per spiegare la causa del pessimismo del Rakié. Ma il pessimismo del critico è più tetro di quello del poeta, e se illustra, in generale, l’ambiente balcanico, non tocca tanto la Serbia, che di tutti i paesi della penisola, si è più rapidamente avvicinata all’Europa ed ha ricostruito, in meno di mezzo secolo, buona parte della sua antica cultura sulle profonde rovine, lasciate dai secoli del dominio turco, come oggi ricostruisce con titanici sforzi il suo avvenire politico ed economico sulle rovine accumulate dal furore austro-ungarico durante la guerra europea. A mio modo di vedere, il Rakié sarebbe pessimista anche se fosse nato in Francia, ove perfezionò la sua arte poetica, senza però divenire un poeta occidentale, come diventò il suo emulo, Jovan Duòié. Egli conservò intatto il suo animo .serbo-ortodosso e attinse le ispirazioni migliori nella storia e nei costumi del suo paese. Il poeta è così attaccato al suo mondo nativo, che rimpiange di aver sparso la vita e di aver lasciato in ogni città delle sue peregrinazioni ima goccia di sangue e un brand&llo di cuore. In un suo canto dice: — Ero creato, o Signora, per nascere e per morire nella stessa casa, per non muovermi e per conversare nello stesso cantuccio tutta la vita.