34 UMBERTO URBANAZ-URBANI buone vicine misero in subbuglio il paese. Chi diceva che il neonato assomigliava al prete, chi al sindaco, chi al negoziante Jova. Parecchie donne si fecero picchiare dai mariti, perchè volevano convincersi che il bambino di Anica non assomigliasse alla loro metà maschile. Gli uomini si bisticciarono, le donne si sputacchiarono, il prete cessò di predicare, il sindaco si chiuse in casa e il segretario comunale non uscì quasi più dall’osteria. Il giorno del battesimo, la chiesa è zeppa di fedeli, come a Pasqua. Si era sparsa la voce, che Ra-doje Krnja sarebbe stato il padrino e avrebbe svelato il nome del padre del battezzando. Per evitare lo scandalo, da padrino funge invece il sindaco e Pop Pero, senza chiedere il nome dei genitori, tira innanzi e impone al bambino il nome di Milió e nella vicina rubrica matricolare segna la lettera « N ». Poco appresso il paese è di nuovo in fermento. Anica parte per ignota destinazione. Quelli di Pre-lepniza cercano di disfarsi della creatura, che mandano al Comune di Krman, da dove era oriunda la madre e quando il municipio di Krman rimanda il piccolo Milió, il sindaco, il negoziante Jova e prete Pero, che sotto le ampie vesti porta il bambino, vanno in città a protestare dal sottoprefetto Jerotije contro il municipio di Krman. Il sottoprefetto, seccato, minaccia di strappare la barba al prete e di chiedere resa dei conti al sindaco, che usava graffiare dalla cassa del Comune: con sentenza, degna di un magistrato, il sotto prefetto decide che delle