Silvije Strahimir Kranjòevió Sci secoli e 25 anni di storia confermano l’elogio, tributato dal Sommo Poeta ai croati nella nota terzina del «Paradiso*: Quale colui, che forse di Croazia viene a vedere la Veronica nostra, che per antica fama non si sazia. Roma e l’Italia, che ispirarono Byron e Chateaubriand, Flaubert e Gautier, Shelley e Bjòrnson, Mickiewicz e Sienkiewicz, Gogolj e Gorki, attirarono in ogni secolo anche i croati. Il giovine scrittore Nedjelko Sabadini-Subotié, l’interprete migliore dei cinquemila croati, che nel 1925 celebrarono a Roma l’anno santo e il millen-nario giubileo del regno croato, fondato nel 925 da re Tomislavo, cui papa Giovanni X aveva mandato la corona, ricorda nel suo bellissimo libro « Sui colli romani » moltissimi suoi connazionali celebri, che si disetarono alle fonti della perenne bellezza dell’arte italiana o che in Italia si coronarono di gloria- Vuk Frankopan, ambasciatore di Carlo V, sfoggia a Roma la sua eloquenza, Kvaternik sogna in