194 UMBERTO URBANA*- URBANI cede l’esercito, volando come una freccia da una barca all’altra. Chi lo segue e chi precipita in acqua, sospinto da chi viene dietro. Mustafa, giunto per il primo sull’opposta riva del fiume con la spada sguainala, è solo fra due eserciti: fra i turchi, che avanzano lenti e fra gli austriaci che si danno alla fuga. Bastarono le grida e lo scintillio della spada di Mustafa per dare la vittoria ai turchi * e per scompigliare gli austriaci. 'Ma l’eroe della Bosnia, diviene il suo carnefice, quando non è alla guerra. Dopo notti insonni e agitate da fantasmi di sangue, lo vedevano di buon mattino cavalcare per i campi e dare la caccia ai cristiani. Un giorno voleva incendiare il convento di Sutjeska, perchè i frati, rinchiusisi dallo spavento, non venivano ad aprirgli. Quella stessa mattina, due francescani furono torturali e poi uccisi da Mustafa, perchè il suo cavallo s’era adombrato di una bianca croce, che spuntava d’olire il muro di un cimitero. Poco dopo il medesimo Mustafa, inseguito dalla folla, fu ucciso da uno zingaro. Ciò avvenne quando da Costantinopoli era stato mandato a Sarajevo un plenipotenziario del sultano per porre un argine al brigantaggio, alle rapine e alle violenze, commesse da furfanti, che dopo ogni guerra infestavano la Bosnia. Sfaccendati, ubriachi e tipi sospetti finivano nella Siuta Tabija e di notte i carnefici li mandavano all’altro mondo. Spesso i briganti, prima di essere trascinali alla fortezza, si difendevano disperatamente e spesso le vie di Sarajevo erano in-