SCRITTORI .IUGOSLAVI 1S8 Egli sente il tormento di accogliere quell« don.'u sotto il suo tetto e di tenersela accanto come apparente felicità e mendace benedizione, ma non è capace di gettarla in preda alla vergogna. In Damiano prevale il sacerdote di Dio anche quando Mara lo prega di salvare il brigante. Damiano è chiamato ai piedi del patibolo ili Krstan e promette alla donna, che dovrebbe essere sua moglie di salvarle — l'amante! Damiano esce e Mara si rovescia sul letto, con il nome di Krstan sulle labbra. Come alla fine del primo atto, anche ora. alla fine del secondo, entra la piccola Gjurgja, che Krstan aveva fatto impazzire dallo spavento. La ragazzina domanda alla sorella: «Senti, Mara,... è vero, che io sono morta?» Mara, dopo una breve pausa, accarezzando la sorellina con calore, bisbiglia: «Sì, cuoricino, siamo morte, tutte e due. Non resta che seppellirci!» Anche il terzo atto si svolge in casa di Damiano. Mara espia la sua colpa, assistendo gli ammalali più nauseanti che si affollano nella casa del prete per ottenere la guarigione. Fra gli altri entra un lebbroso che, a patto di guarire, porta a Mara la notizia, che Krstan era ritornalo in paese. Quel lebbroso è quel medesimo Vasso, che un giorno aveva fatto tutto il possibile p»*r consegnare Krstan alla giustizia. Ma Damiano aveva «nantenuta la promessa. falla a Maia e d'accordo con il suocero aveva corrotto il carnefice e salvato Krstan, il quale si obbligò di non ritornare in paese, fino a tanto