16 UMBERTO URBANAZ-URBANI «Questo mondo è tiranno ai tiranni e ancor più alle anime nobili. Il mondo è fatto di discordie infernali; in esso lottano l’anima con il corpo, il mare con le sponde, il freddo con il caldo, i venti con i venti, le bestie con le bestie, l’uomo con l’uomo, il giorno con la notte, gli spiriti con i cieli. Il corpo geme sotto il peso del firmamento e il firmamento trema nel mare. Nessuno è felice, nessuno è contento, nessuno è placido, nessuno tranquillo: l’uomo burla l’uomo: la scimmia vede nello specchio sè stessa... ». Così parla il vecchio saggio. Ma questo pessimismo, che esplode sincero e con spontanea fatalità dalle meditazioni e dai ricordi del poeta e dalle lagrime che piovono dalla tormentosa storia di un popolo, non è quello che atterra ed uccide l’energia : sembra fatto anzi per inculcare alle ardenti giovinezze il disprezzo delle gioie del mondo e delle attrattive della vita, e per lanciare le giovani forze alla morte e alla gloria. Vuk Miéunovié, altro personaggio del poema, ricorda al vladika che le donne piagnucolano e che gli uomini soffrono:*per esaltare l’eroismo dei giovani montenegrini, li paragona ai lupacchiotti che, appena nati, si trastullano, aguzzando i denti: li paragona ai falco che, appena sente spuntare le prime penne, non è capace di stare tranquillo, ma getta sossopra il nido e asporta le pagliuzze l’una dopo l’altra e fugge verso il cielo. I montenegrini sono avvezzi a lottare, a combattere, a spargere il sangue e a morire. I giovani