125 bizantino posto a fianco dei suoi domini, si impadroniva della capitale, estendeva l’occupazione a tutte le terre esarcali e minacciava di identica sorte anche il ducato romano (1), ma risparmiava il ducato lagunare, che non aveva dato nè dava motivo di sospetto. Anzi pare che manifesta cordialità di rapporti e benevola convivenza si istituissero fra Yenetici e Longobardi, se, come è certo, o poco prima o poco dopo il crollo ravennate, in seguito a richiesta degli interessati era favorevolmente definito anche in linea di diritto l’annoso problema del confine civitatino. A questi anni sembra si deva attribuire 1’ emanazione della largitio astolfina (2), in virtù di poteri ducali o regi, che riconosceva e sanciva, anche da parte longobarda, la linea confinaria tracciata dal governo bizantino fin dal tempo di re Liutprando con il collocamento dei cippi terminali. Sentimenti di diffidenza non erano nutriti dal timore di ostilità longobarde, ma dal contegno degli interpreti e dei protettori della romanità fatta cristiana, della Curia di Roma. Chè, caduto l’esarcato ed esposto il ducato romano alle minaacie longobarde, la Santa Sede, dopo aver ondeggiato tra la sudditanza bizantina e l’amicizia franca, per risolvere il problema italico, ripudiava quella e sollecitava questa nel segreto intento di restituire alla penisola un equilibrio, che garantisse il rispetto dei suoi privilegi e l’indipendenza (1) Cessi, Le vicende cit., I, 222 sgg. ; Caggese, op. cit., p. 222 sgg. (2) La largitio astolfina, che ratifica la terminatio pauliciana, è ricordata al cap. 26 del Pactum Loiharii (M. G. H., Capit., II, 132 ; Documenti cit., I, 107 : secundum quod Aistulfus ad vos Civitatinos novos lurgitus est). A quale anno appartenga è difficile stabilire. Si può sospettare ohe, non essendo attribuita ad Astolfo la dignità di rex, il documento appartenesse all’epoca del governo ducale. L’argomento però non è decisivo, perchè qualunque deduzione da una semplice nota incidentale, senza conoscere il testo integro, offre scarsa garanzia. Non si può neppure asserire con certezza che per effetto del-1’ attribuzione di una parte del territorio opitergino al ducato friulano, questo fosse diventato contiguo alle proprietà civitatine, sì ohe al duca potesse competere la ratifica della terminatio. Comunque va collocata tra il 745 e il 756 (governo di Astolfo come duca prima, come re poi), negli anni successivi alla morte di Liutprando, contrariamente a quanto in altro tempo asserii (cfr. La « terminatio » cit., p. 1462 sg.). Essa sta a dimostrare la cordialità di rapporti veneto-longobardi, mentre infieriva la più aspra tensione romano-bizantino-longobarda. Cfr. Besta, La genesi cit., p. 614 sgg.