303 queste energie fu necessario una riforma organica. Il placito era abbastanza elastico per adattarsi a nuovi compiti, senza subire violente coercizioni. Il duca Giovanni, per spontaneo ossequio alla realtà politica, tra cui viveva, ne sarà l’autore. La sua politica non deviò dall’indirizzo paterno ; ma non potè restare insensibile a tutte le possibilità dei tempi, dentro e fuori la patria terra, pronto a sorprendere l’attimo di maggior utile, ad adattarvisi con duttilità, allo scopo di migliorare 1’ equilibrio esterno e di scongiurare nuove tragedie alFinterno. Il mondo slavo dell’altra sponda sembrava rassegnato ; i Saraceni distolti dal pericoloso gioco delle scorribande adriatiche (1). Ma l’esperienza insegnava che, a miglior custodia del litorale, era necessario rafforzare la difesa marittima e allargare le basi navali. L’esperienza insegnava che, per il dominio del mare, Comac-chio era un baluardo formidabile e sotto l’aspetto commerciale e sotto quello militare. I Saraceni vi avevano sempre trovato comodo rifugio. Il cronista veneziano riferisce che, a momento opportuno, poco dopo l’881, il duca Giovanni prese l’iniziativa di riscattare dal papa il comitato comacchiese, ed inviò per questo scopo una missione incaricata di pacifici negoziati, a capo della quale stava il fratello Bado-vario. Sorpresa nelle acque ravennati dal conte di Comacchio, Marino, fu assalita e malmenata e costretta a retrocedere. Al ritorno, in seguito alle violenze patite, lo stesso Badovario morì (2). Questo racconto presuppone un sottinteso, che il cronista omise, ma non tanto occulto che non si possa scoprire. Circostanze collaterali ne documentano la esistenza. Gli uomini politici veneziani avevano approfittato del momento di acuta tensione tra l’autorità civile e quella ecclesiastica nel governo del territorio, e avevano tentato entrarne in possesso. Comacchio era terra del regno : ma sopra essa estendeva propria autorità anche la sede apostolica. La duplicità di governo, suscitava attriti tra giurisdizione laica ed ecclesiastica, dove tra l’ima e l’altra non era tracciato un visibile confine. La crisi, nella quale il regno si dibatteva, favoriva l’arbitrio delle piccole tirannie locali, (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 126. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 127.