285 nell’interesse del duca di evitare, al tempo stabilito, come sempre, alle persone sostituì parole di scusa, con ampie proteste di devozione e di rispetto, sperando di poter così giustificare la passiva resistenza agli ordini superiori (1). L’eletto Domenico non aveva potuto presentarsi per la forzata assenza dei confratelli ; il vescovo Felice per la tarda età ; il vescovo Pietro, perchè destinato a una ipotetica missione in Oriente (2). Il papa mantenne uno stile di estrema correttezza, prese atto dei buoni propositi e, considerando non insuperabili gli impedimenti affacciati, indisse tosto una sinodo per il 9 febbraio dell’anno successivo. Emanò le disposizioni regolamentari e incaricò il vescovo Delto di intimare in forma solenne i precetti di convocazione (3). Il linguaggio della cancelleria pontificia, e verso il duca e verso l’episcopato, diventò improvvisamente severo e aspro, oscuro di minacce e di pene ecclesiastiche. Ai termini dolci e suadenti della lettera papale al duca Orso del 24 novembre, studiati allo scopo di vincere le malizie diplomatiche dilatorie messe in opera dalla parte avversa, subentrò nel precetto del primo dicembre la parola forte ed imperiosa, nutrita di rimproveri e diffide. Il mutato colore di discorso e il modo, secondo il quale era ordinata la sinodo, preludevano a un allargamento del giudizio, oltre l’oggetto specifico in contestazione. Messa da parte ogni ragione di convenienza, quale poteva esser suggerita da un amichevole dibattito, dacché si preferiva 1’ alea di un giudizio di rito, si elevava il rigore della legge canonica in tutta la sua inflessibilità contro l’ambiguo tergiversare degli interessati. Perchè, oltre le persone dei giudicandi, grandi e piccoli, l’eletto torcellano Domenico, l’abate del monastero di Aitino, l’arcidiacono di Torcello, l’arciprete della chiesa di Grado con il nepote suo, il diacono Lorenzo e l’arcidiacono Lorenzo della stessa chiesa, erano convocati a Roma solo i vescovi Felice di Malamocco e Pietro di (1) Giovanni Vili al vesc. Delto e al duca Orso, 24 novembre, 1 dicembre (Monticolo, p. 317, 319 seg. ; M. G. H., Epist., VII, p. 16, 24, n. 18, 21, 26). (2) Giovanni Vili al duca Orso e all'eletto Domenico, 24 nov., 1 die. (Monticolo, p. 317, 320 ; M. G. H., Epist., VII, 16 sgg., n. 18, 20, 21). (3) Giovanni Vili al duca Orso e al vescovo Delto (Monticolo, p. 317, 320; M. G. H„ Epist., VII, p. 16 sgg., n. 18, 20, 21).