355 dell’imminente pericolo trovò forza sufficiente per la difesa dello stato. Lo scrupolo di religione non impedì al duca di raccogliere tra i suoi fedeli il contributo necessario per sostenere la lotta e salvare la patria (1). Ma la brutale violenza delle armi sommerse e spense ogni ideale d’ amore e di pace. L’ uomo, che ne era simbolo, quotidianamente registrò il crescere della baldanza nemica e della viltà dei suoi gregari. Paura o gretto egoismo fecero eclissare i dubbiosi, quando, nell’ incalzare degli eventi, necessità esigeva che si allargasse e si intensificasse l’imposizione del tributo straordinario. Chi aveva versato in precedenza il suo obolo al tesoro, chiunque fosse il reggitore o qualunque fosse la circostanza, reclamava a buon diritto l’esenzione; chi era nemico, aveva legittimo titolo per non pagare ; i fedeli, nel momento critico dell’azione, disertavano. In questi istanti di abbandono, la crisi di coscienza, che era il problema della sua vita interiore, l’assalse nuovamente, lo torturò e lo decise all’ idea della rinuncia più volte accarezzata nell’ intimo del suo spirito e sempre respinta in obbedienza al precetto del dovere. Ora sembrava che la sua missione fosse esaurita. Nella sua mente si era radicato il convincimento che la sua persona, anziché esser strumento di pace e di concordia, fosse causa di nuove lotte, combattute con armi impari. Gli si riaffacciavano al pensiero il lusinghevole invito del messaggero ottomano, la promessa a lui data, la considerazione del momento presente, l’incostanza e la vanità dei beni mondani. Ed egli preferì ascoltare il monito della coscienza e il suadente conforto del frate d’ oltralpe venuto a rilevarlo per i silenzi del chiostro (2). Volontario esilio di penitente o triste fuga di sconfitto (3) ? In ogni modo era l’epilogo di una situazione insostenibile. (1) Cfr. la lista delle decime riscosse al tempo di Pietro Orseolo, in Romandi, Storia cit., I, 378 sg. ; Besta F., Bilanci cit., p. 4. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 142; S. Pier Damiano, VitaS.Ro-mualdi, p. 215. (3) Questo sospetto si volle dedurre dalla tonsura subita (detonsis barbis) e dalla precipitosa ignota partenza una cum Iohanne Gradonico nec non Iohanne Mauroceno, suo viddicet genero ■ velocissimo cursu (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 142). Ma più che a violenze materiali, si deve pensare a pressioni morali.