— 76 — nacoteca, e per numero di opere e per valore di autori, la quadreria Concordiana non assunse che nel 1833, quando il conte Nicolò Casilini — il cui nome è ricordato in una lapide infissa sopra una parete dello scalone del Palazzo dell’ Accademia — donò la sua collezione artistica, di oltre duecento quadri di pittori italiani e stranieri *). Più tardi, la nobile famiglia dei conti Silvestri donò altri quadri; donazione completata nel 1876 dopo la morte del cardinale Pietro — ultimo di sua nobile stirpe — quando tutta la quadreria che decorava la dimora dei Silvestri fu divisa fra 1’ Accademia ed il Seminario Vescovile. Nel 1901 poi, il rodigino Albano Gobbetti lasciò morendo all’ Accademia altri trenta quadri; per cui al principio del secolo la Pinacoteca aveva assunto un pregio notabile e per numero e per qualità di dipinti. Circa l’ordinamento e la distribuzione dei quadri, leggesi nella sopralodata prefazione del barone Maneo: «Il collocamento delle opere non fu da principio dei più razionali. Le pareti della grande aula, ad esempio, erano coperte di quadri senza rispetto alcuno alle esigenze della luce e della prospettiva. I quattro grandi arazzi, che oggi adornano il Salone, arrotolati e custoditi alla meglio nelle cassapanche dell' atrio terreno, erano preda dell umidità e della polvere. Certo allora non si ') Trattano della quadreria di Nicolò Casilini, Francesco Bartoli. Le pitture ea\ delta città di Rmifcn. Venezia. 1793; e Nicolò B¡«caccia: Lettere sulla celebre pinacoteca di N. Casilini, Rovigo. 1833.