— 98 — mento che parli de’ Canonici; ma dagli esami fatti nell’anno 1185 nella causa dei Monaci di S. Cipriano di Murano col clero di Rovigo, rilevasi che nel 1177 un certo Manfredo era arciprete, e che Altimondo ed Alberto vengono nominati col titolo di presbiteri, titolo che secondo lo stile di que’ tempi, veniva attribuito ai canonici. Negli atti della visita diocesana del 1473 trovansi mentovati tre canonici di S. Stefano, cioè Calcagnino de’ Caleagnini, Pietro della Bianca e Bartolomeo Zamboni. Dagli atti della visita del 1603 risulta che la chiesa era stata riedificata nel 1461, mentre l’edi-fizio attuale è sorto assai più tardi e precisamente nel 1696, nel qual anno il vescovo Carlo Labia pose la prima pietra della nuova chiesa. I canonici, grati al loro prelato — ch’ebbe per principiare la fabbrica duemila ducati dalla città — fecero battere una medaglia d’oro in suo onore ». I lavori intrapresi sui disegni dell’architetto Girolamo Frigimelica da Padova, furono condotti a termine con qualche variante dall’architetto Vincenzo Bellettato, di Fratta Polesine. La cupola per difetto di costruzione fu demolita nel 1785 e ricostruita nel 1791 sui piani dell’architetto padovano Giuseppe Sabadini. La facciata è tuttora incompleta. II tempio misura sessanta metri di lunghezza, ventitré di larghezza nella crociera e tredici nella tribuna. L'interno ha forma di croce latina e comprende una sola navata, con otto cappelle, ricche di marmi lavorati. L’altar maggiore alla romana, in marmo di Carrara, incastrato di verde antico, fu