349 grande incendio e con la forza distruttrice delle fiamme costringere gli assediati a uscire dalla loro fortezza (1). Una banda di fanatici stava di fazione in sicuro appostamento per sorprenderli all’uscita e per consumare l’agognata vendetta (2). L’atto insano distrusse ciò che di meglio il genio veneziano aveva costruito, l’augusto palazzo, la sacra basilica di S. Marco, la chiesa di S. Teodoro, aprendo un largo squarcio nella vecchia città, fino alla chiesa di S. Maria di Zobenigo (3). Più che trecento case in quel triste frangente furono divorate dal fuoco insaziabile. Ma la vendetta era compiuta. Il duca, soffocato dal fumo, incalzato dalle fiamme, cercò scampo traverso l’atrio della basilica, protetto da pochi fedeli (4). Non potè però sfuggire all’agguato di irriducibili nemici (e fra essi si notavano membri delle primarie famiglie), decisi a sopprimerlo. In atteggiamento supplice e con dimessa parola affrontò quei forsennati (5) : « E perchè, o fratelli, voleste congiurare al mio danno ? », avrebbe esclamato, con voce flebile, al dir del cronista, forse testimone oculare. « Se con le parole e con gli atti recai offesa, chiedo mi sia risparmiata la vita, pronto a soddisfare ogni vostro desiderio ». Purtroppo l’atto di contrizione pronunciato dal fiero duca, solito ad affrontare con disprezzo le avversità, era tardo. Gli animi, eccitati dallo spasimo del furore, erano in quell’istante sordi a ogni sentimento di pietà. Un urlo selvaggio copri la voce dell’infelice duca, e un nugolo di spade fece scempio di un inerme, impotente a difendersi (6). (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 139. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 139 : ubi nonullos Venelicorum maio-rea una cum generis afinitale suum expectanles periculum repperii. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 139 : unde factum est quod non modo palatium, verum etiam sancii Marci sanctique Theodori nec non sanctae Mariae de Iubianico ecclesiae et plus quam Irecente mansiones eo die urerenlur. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 139 : per sancii Marci alrii ianuas evadere aim paucis conatus est. (5) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 140 : taliter alloculus est : «et vos fratres, ad exicii rnei cumulum venire voluistis ? si aliquid in verbis vel in rebus publicis deliqui, meae inspirata^ vilae spacium rogo et omnia ad vestrum velie satisfacere prom il lo ». (6) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 140.