105 la traduzione, un rifacimento dell'opera dell'autore tedesco (n. 834), e perchaba notevoli aumenti, di cui i più tratti dagli scritti del Fortis e del Cassas. V. pag. 52-71 {Istriens): pag. 72-83 (Japides); pag. 91-97 ( Wipache» ou Wipauzes) ; pag. M3 - 118 ( Liburniens ou Libouruzi). Ij opera fu tradotta in tedesco sotto il titolo : Illyrien und Dalmatien, oder Sitten, Gebräuche und Trachten der Illyrier, Dalmatici- und ihrer Nachbarn. dem Französischen nach Hacquet, Fortis und Cassas verfassten Werke des Herrn Breton, übersetzt von Janus Panonius. Mit 37 Kupfern, theils nach Haquet’s Werke, theils nach neuen Original-Zeichnungen. Due volumi, in 8, di pag. 170, 136. — Pesth, bei Ivonr. Ad. Hartleben, 1816. V. pag. 59-75 (Die Istrier. Istriane); pag. 75-87 (lapiden, Tschit-schen, Kursier, und Poiker); 94-101 (Die Wiepacher)-, pag. 115-123 (Die Liburnier). Vi ha pure una traduzione inglese : lllyria und Dulmatia ; containing a description of the manners, cusloms, habils, dress, and other pecu-liarities characteristic of their Inhabilanls and those of the adjacent. Countries; illustrated with thirty- two coloured engravings. Due volumi, in 12, di pag. 144, 164. Nella raccolta The World in miniature ; edi-det by Frederic Schöberl. — London, for R. Ackermann, 1821. V. gli articoli The Istrians pag. 48 - 66, The Jupides pag. 67 - 92 , The Liburnians or Liburnzi pag. 105-110 del volume primo. 839. La Guzla, ou Choix des poesies ¡Hinques recueillies tìans la Dalmatie, etc.. — Paris, 4827. Nella prefazione è detto : « pochi saranno villaggi, montagne o valli ila Trieste a Ragusi che io non abbia visitato. » Citiamo quest’ opera in cui è fatta espressa menzione del nostro paese. Non riferiamo le molte intorno ai canti illirici e alle costumanze dei Morlacchi e ad altri simili argomenti trattati per la illustrazione della Dalmazia, perchè esse non riguardano direttamente i nostri Slavi, e ci basta quindi rimandare lo studioso delle condizioni etniche dell’Istria, rispetto a tutto che v’è di analogo tra gli Slavi importatici e quelli dì mezzo ai quali eglino furono tolti, alla bibliografia dalmatica del Valentinelli. Del resto non possiamo rimanerci dal notare ancora che i più degli etnologi di questi paesi, non assolvono che una parte del loro compito, e la minore, riducendosi a considerare unicamente le schiatte rustiche sorvenute, ossia dei villaggi e delle montagne, come dice il qui portato autore, e negligendo quasi del tutto la vera popolazione, le indigene stirpi italiane : del che peraltro, visto l’umore degli scrittori per lo più transalpini, non abbiamo gran fatto a dolerci. 840. Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino, colla versione italiana, di D. Giuseppe Mainati; con l’aggiunta di nove lettere interessanti per la loro originalità e per ia storia della patria, scritte da Monsig. Pietro Bonomo, vescovo di Trieste, dall’anno 1511 all’anno 1522. Un volume, in 8 gr., di pag. 487, colla pianta di Trieste. — Trieste, G. Marenigh, 4828. 841. Movimento nella popolazione di Trieste e suo territorio nel 1827. PSelF Osservatore Triestino, n. 100 del 1828. li