100 proba, che fu l’arcivescovo Antonino, investito del pallio dallo stesso pontefice o dal successore (1). Lo stato di inquietudine tuttavia lungo il confine perdurava. Gli episodi di violenza si ripetevano per rancore degli uomini e per instabilità delle cose. Gregorio II, conferendo il pallio al vescovo forogiuliese Callisto, successore di Sereno, esplicitamente richiese solenne promessa di non violare i diritti altrui (2). Non- (1) L’elezione di Antonino non fu sollecita, nè pacifica. Se, come tutto fa credere, il documento imperiale del 727 in merito all’elezione del vescovo gradense, è autentico (Besta, Un sigillo cit., 291 sgg. ; Documenti cit., I, 31 sg.), ancora in quell’anno la sede era vacante, in una atmosfera di gran turbamento. Non condivido l’opinione del Besta riguardo allo sviluppo della crisi iconoclasta, e riconfermo quanto ebbi a scrivere ne La crisi dell' esarcato ravennate agli inizi dell'iconoclastia, in «Atti del II. Ist. Ven. ». t. XCIII, p. 1671 sgg. Non è accettabile la proposta cronologia, anche perchè l’intervento imperiale nella questione gradense non si spiega, se non tra il sussulto rivoluzionario, appena esploso. Le considerazioni del Besta circa i rapporti fra stato e chiesa di tempi posteriori non mi sembrano esatte, perchè mettono sopra uno stesso piano due momenti diversi e non comparabili. La vacanza della sede durò fino al 730 circa per effetto del prolungarsi della crisi. Se si deve credere alla Cronica de singulis patriarchis ecc. (ed. Monticolo cit., p. 14), Antonino fu eletto al tempo di Gregorio II, ma consacrato dal successore. Certo la successione a Donato fu assai laboriosa. (2) Callisto sembra sia stato consacrato tra il 728 e il 729 con l’esplicita clausola di non alterare l’equilibrio territoriale delle due giurisdizioni metropolitane (lett. di Gregorio III del 732, in M. G. H., Epist., III, 707 sg. ; Documenti cit., I, 38 sg.). Callisto è il primo vescovo forogiuliese, che almeno ufficiosamente assunse il titolo di patriarca, come risulta dal placito liutprandino del 743 (Chroust, Untersuchungen cit., p. 207 sg. ; Documenti cit., I, 41 sgg.). I titoli patriarcali attribuiti dalle fonti posteriori anche ai precedenti metropoliti sono designazioni postume, quando il mutamento di dignità era stato accreditato. La sede di Aquileia non fu mai sede patriarcale, perchè non ebbe origine apostolica, come fu esplicitamente riconosciuto fin dal tempo di Pelagio I (Cfr. Ewald, Die Papstbriefe der Britischen Sammlung, in « Neues Archiv. », V, 571). Il titolo ufficiale dei metropoliti aquileiesi, prima e dopo la duplice elezione, è sempre episcopus o archiepiscopus, mai patriarca, che compare solo con Callisto, e ben s’addice al temperamento politico di questo prelato (Paschtni, Storia cit., I, 354 sg.). Egli, non potendo ottenere il presunto diritto metropolitano con l’usurpazione, tentò di affermarlo con la dignità del titolo, indipendentemente da ogni presupposto di apostolicità, per rivendicare la prerogativa di rappresentanza della sinodo, riconosciuta al presule gradense, siccome investito di titolo aquileiese. La leggenda della fondazione