47 l’occupazione dei territori costieri da Concordia in giù fu trascurata senza sfiorare, o quasi, l’agro altinate (1). Impegnato nell’impresa ligure, sedotto dalle attrattive della conquista tosco-emiliana, desideroso di arrivare al mare Tirreno o di giungere nell’eterna città, meta e sogno di tutti gli stranieri, re Alboino non ebbe tempo di volgere la mente al confine orientale. Neppure forse si prospettò 1’ occasione : in quelle regioni, dopo il turbamento iniziale, sembra sia regnata pace e tranquillità, mentre la bufera di guerra era trasferita sopra altro teatro. Non si annotarono nemmeno tentativi locali per opera di presidi occupanti o per legittima reazione bizantina. Questo fu, dal punto di vista militare, un territorio quieto per molti anni, fino alla ripresa, se vera, dell’ offensiva esarcale del 589 (2). Conseguenze, oltre quelle segnalate, di maggior gravità, pel momento, non si registrarono. La calma sopravvenuta aveva restituito un senso di fiducia e di speranza nei profughi, e forse era vagheggiata la possibilità di ritorno nelle avite terre. Il vescovo Paolino, costretto all’ esilio gradense, non sopravvisse a tempi migliori, dei quali potè fruire il successore. Pro- (1) L’occupazione longobarda di Aitino, al momento della prima conquista, è assai dubbia. Nel 589 l’esarca Romano, magnificando, presso il re franco, i risultati ottenuti nello svolgimento della campagna militare di quell’ anno contro i Longobardi, annovera fra le città riscattate dal dominio longobardo anche Aitino, (« M. G. H., Epist. », III, 146 sg.). A meno che non si tratti di un errore o di ima interpolazione, perchè il nome di Aitino, nella lettera, è collocato in un teatro di guerra diverso da quello naturale, non si sa a qual tempo l’occupazione longobarda risalga e se fu operata violentemente. Anche se anteriore al 589, non sembra coeva alla conquista di Treviso, e in ogni caso non esercitò immediato apprezzabile effetto sopra la vita dell’ agro altinate. L’ esodo di popolazione da Aitino nella laguna ha inizio al tempo delle distruzioni agilulfiane, al principio del sec. VII. (2) Vedi le lettere attribuite all’esarca Romano, presumibilmente appartenenti agli anni 589-590, in « M. G. H., Epist. », III, 146 sgg. Cfr. per la cronologia di tali lettere, assai incerta, Tamassia, Bizantini, Franchi e Chiesa Romana fino ai tempi di Liutprando, Bologna, 1888, p. 76 sgg. ; Stoppato, ha chiesa metropolitana d'Aquileia fino alla duplice dizione patriarcale di Giovanni e Can-didiano, in « Arch. Veneto », s. V, voi. II, p. 129 sgg. ; Cessi, Bizantini e Longobardi in Italia nel sec. VI, in «Atti del R. Ist. Veneto», XCV, 466 sgg., e Le vicende cit., I, 148 sgg.