370 Il ricordo del recente passato acuiva il senso di ammirato compiacimento. La soddisfazione dei bisogni materiali, depressi per lunga inerzia, e la tranquillità spirituale ridonavano calma, serenità e miglior coscienza alla vita pubblica. L’aurea grandezza, troppo spesso sacrificata agli egoismi di persona o di clientela, sembrava aver ritrovato il vindice del glorioso passato (1). La profezia paterna, che annunziava al tenero figlio le prossime fortune politiche (2), adombra una gran verità, inconsciamente accarezzata nella miseria dei tempi dall’anima popolare, ansiosa di miglior avvenire. Muto, silenzioso, ma non meno ricco di palpiti, il popolo, assente e straniero alle ire di parte, era stato pronto a soffocare il mal genio, che avvelenava le menti. Longanime alle ambizioni di chi primeggiava, alla vigilia di una catastrofe, vigoroso era insorto per imporre una tregua, prima che il male diventasse irrimediabile (3). Ma non bastava. Il secondo Orseolo era pegno e garanzia di propositi non menzogneri di pace. Questa speranza e questa fiducia avevano raccolto intorno alla sua persona l’unanimità dei consensi. Morosini e Coloprini, gli attori dei tristi drammi, sorpresi da questo rapido mutamento, che forse andava oltre le loro previsioni, deponevano, anch’essi senza dimenticarla, l’implacabile voluttà dei reciproci odi. Ma non bastava. Era necessario consolidare gli entusiasmi di ricuperata salute, politica e morale, in un ordine non effimero, in una disciplina rigorosa e salda. La risoluzione della crisi non poteva essere immiserita in un meschino problema di persone. Al nuovo duca era raccomandato un compito più vasto, trasformare la momentanea tregua delle passioni in una pace duratura (4). Da lui si esigeva il ristabilimento di una armonia interna non apparente ; era attesa la difesa esterna degli interessi del popolo e della dignità nazionale ; si auspicava la rinascita di una fiducia nei valori della vita, scossa da troppi eventi sinistri. (1) Iohan. Diac., Chronicon cifc., p. 149 : quibus tamen jortunis Venecia suis diebus cianiti, serie prodere conabor. (2) S. Pier Damiano, Vita di S. Romualdo cit., p. 245. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 148. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 149.