72 sinistro presagio (1), si era avverata, non importa per colpa di chi (forse di tutti, e forse di nessuno, o piuttosto di fatali eventi), e irrevocabilmente, senza speranza di rimedio o di aggiustamento. L’uno e l’altro dei vescovi rivendicavano la prerogativa di legittima scelta e di titolo ; l’uno e l’altro proclamavano esser eredi dell’ autorità metropolitana ; l’imo e l’altro contestavano reciprocamente il diritto di esercitare l’ufficio e di usurpare i privilegi aquileiesi (2). Se mai taluno avesse pensato che la divisione dovesse essere soltanto temporanea e transitoria, e l’unità potesse facilmente ricomporsi alla morte di Candidiano (era il pensiero del suo antagonista (3)), fu presto disilluso, attribuendo alla crisi attuale motivi personali, piuttosto che rilevare le cause profonde, dalle quali era nata. Il comportamento di ambo le parti contraddiceva a siffatte speranze. Il vescovo Giovanni aveva reso omaggio e protestato ossequio al re longobardo, in nome proprio e in nome di quelli, dai quali era stato eletto; aveva denunciato con parole severe i soprusi avversari ; aveva invocato la difesa dei seguaci dimoranti in terra bizantina, in Istria ; aveva chiesto il favore e la protezione del re per respingere le minacce, di cui quelli erano fatti segno, per soffocare l’usurpazione e per impedire il suo rinnovarsi (4) ; era stato riconosciuto ufficialmente quale primate di tutta la chiesa scismatica di terraferma (5), ed ancora da alcuni dei vescovi istriani (6). Il clero bizantino, aderente all’ obbedienza romana, d’altronde non (1) Nella lettera del 591 diretta dai vescovi lombardi all’imperatore Maurizio (M. G. H., Epist., I, 22; Documenti cit., I, 18 sg.). (2) Nella lettera del vescovo Giovanni a re Agilulfo (M. G. H., Epist., Ili, 693; Documenti cit., I, 86). (3) A tale desiderio è ispirata la lettera di Giovanni a re Agilulfo, nell’ atto di chiedere che non fosse permesso dare, alla morte di Candidiano, un successore (M. G. H., Epist., Ili, 693 ; Documenti cit., I, 86). (4) M. G. H., Epist., Ili, 693; Documenti cit., I, 85. (5) Nell’iscrizione di Agrippino è detto che questi, vescovo di Como, era stato destinato dal vescovo Giovanni come guida di Brescia (cfr. Epist. Oreg., IV, 2, 3, 37) dopo aver occupato la prima sede. Titolari della Liguria pertanto avevano ripudiato il metropolita, che era entrato nella comunione di Roma, e avevano riconosciuto quello eletto in Aquileia. Cfr. Maiocchi, Storia dei vescovi di Como, Milano, 1929, p. 89 ; Paschtni, Storia, I, 109 sg. (6) I vescovi Pietro, Providenzio, Agnello furono strappati a forza, secondo l’asserzione del vescovo Giovanni, dalle loro chiese per non esser concorsi e