366 favore. Le prospettive antiveneziane non raccoglievano, come non avevano raccolto, valide simpatie. Svanite le mal concepite speranze, il maggior responsabile, Stefano Coloprino, raccolti i figli e i fedeli partecipi, si ritrasse dal campo dell’ azione. A Pavia non si avvilì a sollecitare falso perdono o insincera generosità ; chiese soltanto, genuflettendosi all’ imperatrice, di essere dimenticato (1). A una indecorosa pietà preferì il dolore dell’ esilio in terra straniera, nel regno : e per tutta la vita con dignitosa fierezza non piegò. Non tutti gli esuli erano della sua tempra indomita. Morto lui, le fila si disserrarono. I più con umile atto di pentimento invocarono, per intercessione dei loro protettori, il marchese Ugo di Toscana e l’imperatrice, la grazia del ritorno, accordata con riluttanza e dispetto (2). Il rimpatrio non fu lieto. L’odio di parte, profondamente radicato, non disarmò davanti alla santità di un giuramento, che garantiva leale amnistia (4). La sete di vendetta dei Morosini non era placata. Quattro di essi sorpresero un giorno nella loro barca i tre figli di Stefano Coloprino, mentre rincasavano dopo aver partecipato ai consueti lavori di Palazzo, li colpirono a morte, sì che il gondoliere portò alla dimora paterna tre cadaveri (3). Tribuno Menio non si commosse, preoccupato solo di dissipare i sospetti di colpa nel misfatto (4). Ma, s’egli non fu ispiratore o partecipe nella preparazione del nuovo lutto, come con insistenza era sussurrato (5), non andava esente dalla tremenda responsabilità di aver tollerato e coltivato, longanime e indifferente, una psicologia di rancore. La sicurezza dell’impunità istigava a ordire e a consumare freddamente le più atroci imprese. Ciascuna delle parti aveva tras- (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 147 sg.; flexisque poplitibus Adhelei-dam augustam - exorare incessanler ceperunt, ut inlesi suo conservarentur in regno, qucmiam omnibus pene Italiae principibus morte digni ob propiae patriae dela-tionem diiudicati sunt. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 148. (3) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 148 : ne ab aliquis inimicorum te-mere occiderentur, quattuor iuratoribus sacramentorum fide muniti, securi in patria persisterunt. (4) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 148. (5) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 148 : licet dux ab huiusmodi nefas se immunem redderet, nonnulli tarnen eiusdem sceleris eum noxium affirmabanl.