61 rali. Gregorio I prese atto del comando imperiale, sospese le discussioni pubbliche, ma non rinunciò al proposito di ridurre i dissidenti all’obbedienza, e, per raggiungere il fine, mutò tattica (1). 11. — Il compimento dell’amara previsione, formulata dai vescovi lombardi, era stato appena ritardato dall’energico intervento dell’imperatore (2), non impedito. L’inevitabile sviluppo della situazione politica, con il definitivo assetto territoriale, l’accentuarsi sotto altra forma del dissidio religioso, rapidamente contribuirono a rendere effettivo il temuto dissolversi materiale e morale della circoscrizione metropolitana. Le iniziative di Gregorio I furono non meno insidiose e deleterie per l’unità della chiesa aquileiese. Ai sistemi di lotta e di coercizione repressiva egli sostituì una linea di condotta di formale tolleranza, ma non meno intransigente, diretta, con azione spicciola, quotidiana, personale, allo sgretolamento dell’unità ecclesiastica. Fece leva sopra gli animi dei più deboli e dei più incerti. In questo modo indebolì gli avversari ; isolò i più tenaci e i più irriducibili ; li ridusse all’impotenza, facendo il vuoto intorno a loro. Per opera della propaganda gregoriana, presto si verificarono in seno all’episcopato resipiscenze, preludio di dissoluzione. L’esarca Romano osteggiò il nuovo indirizzo pontificio ; l’arcivescovo Giovanni di Ravenna invece validamente lo appoggiò (3). La strada per toccare la meta era più lunga, ma, perchè meno clamorosa, più sicura e conclusiva : esigeva maggior tenacia e maggior discretezza. Nella terraferma la massima parte dei vescovi, protetta dai Longobardi (tre sole sedi erano ancora soggette ai bizantini, Padova, Aitino e Oderzo (4)), resistette alla propaganda gregoriana. Il papa dovette accontentarsi della libertà, del favore, del tacito o indifferente consenso delle autorità bizantine, (1) Epist. Greg., II, 45, (M. G. H., Epist., I, 144 sgg. ; Documenti cit., I, 21), (2) Epist. Greg., I, 16 b (M. G. H., Epist., I, 21 sgg. ; Documenti cit., I, 20). (3) Epist. Greg., ET, 45 (M. G. H., Epist., I, 144; Documenti cit., I, 12). (4) L’allusione al vescovado di Caorle, ribadita dal Taschini (Storia, I, 115), nelle epistole gregoriane (IX, 152, 154) è infondata; si tratta dell’isola capritana (Capodistria), non di quella caprulense (Caorle).