mantenere e dare incremento alla cordialità saggiamente promossa da Pietro Orseolo. Il disinteresse, ostentato, senza cattivo sottinteso, dal successore, aveva reso più tardi i contatti tra il ducato e l’impero, e impigriti gli scambi. Se ne poteva constatare il riflesso nella vita quotidiana. Una breve inchiesta sopra le condizioni del mercato continentale rivelava un sensibile arenamento degli affari : il traffico della seta, per esempio, non poteva superare i tre mercati di Pavia, di S. Martino e di Olivo (1). Il duca Ottone non si era neppur curato di chiedere la conferma dei consueti privilegi, che, per quanto di scarso valore, poteva servire al mantenimento di un’atmosfera di buon vicinato e al risveglio di amichevoli contatti. La trascuranza di questa cautela, osservata con tanto scrupolo dai predecessori, aveva ingenerato malintesi. L’interesse della laguna era fatto estraneo alla vita della terraferma, e chi spiava l’opportunità di compiere il riscatto di problematici misconosciuti diritti, approfittava per avanzar pretese o scender a via di fatto. Il momento politico era allettatore: la speranza dell’impunità, o anche di non dissimulato favore, incoraggiavano. La crisi interna completava il quadro di una situazione eccezionalmente propizia, che invitava a -osare ogni audacia. Prima il manifesto disagio della vita veneziana aveva sospinto a proporre con energia reclami di non facile credito ; poi, il disordine sedizioso offrì l’occasione opportuna per rompere l’indugio e far ragione da sè. L’ardito e bellicoso patriarca aquileise colse l’attimo più critico delle vicende interne per ghermire l’agognata preda, nella fiducia di raggiungere il suo intento mettendo tutti di fronte al fatto compiuto. La pretesa di annettere alla chiesa aquileiese la metropoli grádense con i ricchi patrimoni a essa legati, e di riassorbire la giurisdizione sopra la Venezia marittima, era fallita, insoddisfatta, sopra il terreno legale. Già il patriarca Giovanni aveva fatto citare da papa Benedetto Vili il confratello grandense alle sinodi di Ravenna del 1015 (1) Pubblicata in Monticolo, Cronache venez., cit., p. 178 Bg.