386 soldi 15 all’uscita per nave, in tutto soldi 17 per viaggio e per unità, anziché soldi 20, come pretendevano i gestori di dogana ; il ripristino degli antichi e meno pesanti ordini di controllo sopra uomini e cose, allo scopo di evitare lunghe soste, limitandole a non più di tre giorni; il ripristino della giurisdizione del logoteta, per sottrarre mercanti e armatori alle importune visite di famelici bassi funzionari ; maggior speditezza di procedura in sede contenziosa, complicata dalla burocrazia. Insomma il governo rivendicava i goduti diritti, e non misconosceva i suoi doveri. Il trasporto di milizie bizantine, inviate a presidiare i residui possessi d’Italia contro i domini lombardi meridionali, era per consuetudine effettuato da navi veneziane. A garanzia della continuità del servizio erano stipulati formali impegni. I benefici e le minorazioni, accordate al traffico lagunare in confronto a quello di città concorrenti, costituivano adeguato compenso. Ma il vantaggio non doveva essere incentivo a frodi. La bandiera veneziana, per godere di quelli, doveva coprire merci di sudditi non di stranieri, amalfitani, ebrei, pugliesi del regno, la cui inferiorità risultava da dispari di trattamento. In definitiva anche questo divieto era potente mezzo di conquista di mercati antagonisti e veicolo per espandere i traffici. La riserva, opportunamente introdotta, investiva le persone non le merci, il titolare di esse non il luogo di destinazione o di provenienza, lasciati a libera discrezione del vettore e del mittente, purché l’uno e l’altro fossero veneziani. Nella tecnica mercantile veneziana non erano stati ancora introdotti sistemi monopolistici a esclusivo vantaggio della piazza indigena. Il mercante nazionale poteva muovere alla conquista dei mercati stranieri, esercitando lo scambio diretto fra mercato e mercato. Dal minore aggravio, che colpiva, nei luoghi d’origine, l’oggetto di traffico veneziano, il mercante traeva indubbio vantaggio e manifesta prevalenza sopra quello degli altri porti mediterranei. Esso si avviava a diventare l’arbitro degli scambi con il grande emporio orientale. Non egualmente fruttiferi forse furono gli accordi con gli stati saraceni. Nella loro irresistibile avanzata nel Mediterraneo contro gli stati cristiani, essi non indugiavano in distinzioni di nazionalità. Le loro conquiste erano state arrestate dalla resistenza delle regioni assalite e dalla scarsezza dei mezzi impiegati. Da tempo