Vili
VITA DI
per non defraudare la volontà del defonto Autore, il merito è la veneratane a tanto Premi ripe, come Io ilampatore s'efprime nella lettera a chi legge.
  Se l’Autore non foffe flato dalla morte impedito dal ripulire e dar l’ultima mano alla fua Iftoria, la quale in molti luoghi chiaramente fi conofce anzi abbozzata che a perfezione condotta ; noi averemmo un’opera che in nulla cederebbe a quante fi hanno in queilo genere nella favella d’Italia. Ma comunque ellafiafi, tal è però, che n’ha l’approvazione di non poche perfone dotte e di buon guilo . Conofco anch’io , non effer quella dettata con quella pulitezza di lingua che ora più piace, e in cui fcriffero, dopo il Bembo, il Guicciardini,
il	Varchi, e altri che viffero entro il fecolofedicefimo ; dovendoli ciò tutto attribuire al fccolo in cui egli viffe , e alle graviflime continue occupazioni, che non gli permifero d’attendere alle gramaticali minuzie. Tuttavia ella non ha que’ lunghi periodi, e con quel rigiro affettato di parole e di fentenze lavorati quafi fu'l torno, che ufaron 'quelli, e che fovente ilraccano, e privan di Iena illeggitore. Ella è fcritta con carattere fenatorio, grave,e maeilofo; ma non però con quella turgidezza nè con quelle freddure, che furono familiari a tant’ altri del fccolo decorfo . Il racconto de’fattiè ilefo con tal chiarezza, che fa parer di vederli : non s’ommettono circoftanze che fieno neceffarie, nè fé n’ag-giungon di fuperflue : le cagioni fi ricercano fenza affettazione e fenza recar tedio a chi legge ; e addoconfi quelle che certo fon le più probabili, prefe dall’ìn-terne qualità delle cofe e delle perfone, Ove faccia d’uopo, per ben intendere ciò che fi narra , riandar le cofe pallate , l’autore il fa con molta grazia , e con tal brevità, che in poche linee abbiamofotto l’occhio azioni dilunghiffimi tempi . Negli elogj, de’quali niun fi defrauda, eglièfincero, fenfato, e forte : nelle maffime, che però di rado e non ricercate fi fpargono per l’Iiloria , fi rav-vifa il perfonaggio avvezzo a maneggiare affari di /tato : da per tutto finalmente e’eomparifee di quella gran mente, di cui fu tenuto fempremai, e che da niun privato interefie mai non s’era lafciatoaccecare. Infomma queita, che anzi chiameremo un faggio dell’Ifloria, che l’Ifloria di Michele Fo/carìnijìon potrà leggeri» da perfone che fon d’ottimo difeernimento, fenza diletto,e fenza concepire ili-ma e affetto verfo l’autore-,e finita di leggcrfi,lafcerà tutti coldifpiacere,che dalla penna di chi la flefe, non abbia ricevuta ia fua perfezione e ultimo compimento .
  Di Mic/jele Fofcarìni fan menzione, Pierangelo Zeno nella M-moria descrittori Venetipatritii, a carte 53. (a ) ; e Giufliniano Martinioni nell’Aggiunta alla Ve-netia, ec. di Francefco Sanfovino(i)a carte 7. Ma non folamente il Fcfcarinit anche la fua Ifloria vicn riferita con lode , da Crifliano Grifio nel fuo Apparata five differtatio ifagogica defcriptoribus bifloriamJeculi XVII. illnflrantibus{c) \ da Burcardo gotthelfio Struvio acarte 706.della SeleUa bibliotbeca biflorica, fecundum monarcLun,regna/eculat(ymcterias diflinila(d);t da Giovanni Fabbrizio, nella parte quarta dell’ Hi fioria bibliotbcc aefabriciaaae, a carte j. (c ) •, dove anche dà molte lodi a quella noflra edizione degl’J/lorid delle cofe Veneziane:ma più didimamente dallo flcffo è riferita a carte 44o.della terza partc(f) aggiuntovi un fuccinto ma onorevole elogio , affermando queU’ilIuflre letterato , che ella .è SCRIPTA GRA-VITER, VERITATI CONFORMITER , ET ELEGANTER .
  ( a ) Veneria , prego Patio Batlioni, M.DC. LXI. in li.
  ( b ) In Venetia , appreffo Stefano Curti , M. DC. LXXIII. in 4.
  ( c ) Liffiae, apud Tbcmam rritfcb, Ai. DCC X. in 8.
  ( d ) Jetiae, apud Erncfliim LUudium Bailliar , CIj IjCCV. in 8.
  ( e ) Vctfenbutelli, fumtibtuviduae Godcfrcdi Frcitagii, bibliop.anno MDCCXX1. in 4, ( f ) Ibid. MDCCXIX. in 4.	'