1S DELL’ HISTORIA VENETA 1670 alle reciproche fcorrerie lafciati in abbandono . Succederò Poco doppo a quefte dichiarationi le invafìoni di Obrovaz-tauf* d,' zo , e Dernis (òtto la condotta del Filippovich , che con im-tcnjn,. proyifo attaltofe ne refe padrone, caduti fé nza refìftenza prigioni tutti gl’habitanti , e con dii il Cornaro, che fù però lubiro fenza offefa porto in libertà. Uguale farebbe anco degli altri luoghi ftata la forte, fé il General Barbaro fcopcrta da tali infidioiì attentati la fraudolente intentione de’Turchi, afficurato con una Galera il porto di Scardona, e muniti gl’ altri con prefìdii di Militia pagata , non havefle interrotto il difegno, e delufe le fperanze di maggiori progreilì. Poca di-ftanza dividea le truppe Ottomane dalle Venete, ch’erano ne’ confini di Zara unite. Si fufcitavnno ne’Morlacchi le memorie delle paliate acerbità, & i profitti della Guerra Vegliavano in molti il defiderio di nuovi impegni. Apprendeva il Bafsà l'incontro, poiché con fcarfe forze mal potea foftener Ja dignità dell'imperio, e nell’incarico, che dal Primo Vifir ronca di ftabilir con quiete il confine , temea difapprovato ogni cimento , che portafle apparenza d’hoftile . Fece però progettare , che levati dalla parte Veneta i prefìdii di Rifano, e di Scardona, ritirarebbe ancor egli le fue genti da Obrovazzo , e Dernis, rertando vuoti que’luoghi, iìno, che nell’univer-fale derilione de’Confini riconofcelTcro il dominio di chi ne forte dichiarato il padrone. E per allontanar ogni accidenre, atta a fufeitarfi ò dal cafo, ò dalla mala volontà, condufle più a dentro il fuo Campo j c lo fletto efempio feguendo il Barbaro reftò da quella parte quieto il Confine. Ma più gra-Mupb vi moleftie inforfero verio Cattaro. Jufuph Agà nativo di Ri-j$' fano, echefopravi teneva private pretenfioni, infetto d’odio jiiu'ZVt contro gl’Ai duchi, che nella pattata Guerra haveano incrudc-FMhpovìtb lito nel fanguc di molti fuoi congionti, neU’iftctto tempo , che Filippovich efeguì l’occupatione di Dernis, uniti tre mille di quei paefani, inveftì furiofamente le mal comporto mura di quell’antico Cartello. Sortenncro per qualche tempo gl’ Aiduchi l’empito de’Nemici, ma foprafatti da numero maggiore, furono, coftretti darfi alla fuga infeguiti fino al Marc. Giunti aU'cftrcmità , e fenza fcampo di ialute, la difpcratione fvegliò il coraggio, e con il foccorfo di qualche numero di