296 politici più delicati. La crisi ecclesiastica aveva agitato all'interno lo spirito pubblico, tenuto in freno dalla ferma energia deU’autorità ducale, la quale era stata anche rafforzata con la partecipazione del figlio maggiore alla dignità paterna (1). La crisi grandense aveva però offerta favorevole opportunità al riaccendersi delle mal represse cupidigie dell’antagonista sede aquileiese. Il patriarca Gualperto, traendo partito dalla debolezza avversaria e dalla crisi imperiale seguita alla morte di Carlo il Calvo (2), si abbandonò volentieri a moleste usurpazioni in danno di Grado, incapace a reagire con efficacia. L’offesa non ledeva solo l’interesse particolare della chiesa, per mutilazione di qualche brano di possesso ecclesiastico, ma investiva le prerogative giurisdizionali e territoriali dello Stato, geloso tutore dei diritti della sua metropoli. All’offesa il duca oppose legittima rappresaglia: bloccò gli approdi lagunari friulani e intercettò le comunicazioni della terraferma patriarcale con il mare (3). Tra le incertezze e le difficoltà della crisi, nella quale la penisola, corsa da tanti pretendenti, si dibatteva, il risoluto atteggiamento del duca non era forse rimedio sufficente a soffocare ingiuste pretese. Il disordine politico, nel quale era avvolta la vita italiana dal rabbioso contrasto fra gli ultimi discendenti diretti di Carlo Magno, aveva fatto più audace e caparbio l’usurpatore. Egli era sollecitato dalle favorevoli circostanze a decidere con la forza a proprio vantaggio il secolare problema patriarcale, che l’autorità di papi o di imperatori era stata sempre impotente a risolvere. Appena si profilò la possibilità di un consolidamento della sovranità imperiale nella persona di Carlo il Grosso, in Italia, il governo ducale ne trasse partito. Aderì al reggimento del nuovo sovrano, partecipò alla dieta di Ravenna, convocata da re Carlo (gennaio 880), sollecitò ed ottenne, a maggior tutela e garanzia dei suoi interessi di terraferma, rinnovata conferma dei capitoli carolini, secondo la (1) Iohan. Diac., Chronicon oit., p. 122. Cfr. il privilegio del febbraio 900, in cui è citato il nome di Iohanne duce (Lazzarini, Un privilegio cit., p. 991 [= « Scritti », p. 149]) e nel patto con Gualperto : Peiri fUii Iohannis ducis (Uohelli, Italia sacra, V, 41). (2) Paschini, Storia, I, 181. (3) Uohelli, Italia sacra, V, 41.