7 rifugio. Leggenda e storia si intrecciano saldamente nel riconoscere che, se mai, sopra il lido, dove era penetrata e si era estesa la civiltà di terra ferma, intorno alle appendici gradenti di Aquileia e in Chioggia, sopravvivevano sicuri relitti di questa. La gente nova, che si disseminava per la laguna, in isole innominate, come attesta il ben noto placito liutprandino nei riguardi di Cittanova, proveniva dalla terraferma. Essa era costretta ad abbandonarla dalla violenza degli invasori stranieri, che, specialmente al tempo dei Longobardi, fecero sentire il loro peso : essa era custode di romanità, che, prima che nelle cose, era tenacemente impressa nello spirito. E le nuove dimore furono edificate con mente, con volontà, con educazione conforme. La romanità di Venezia. Venezia e le consorelle maggiori e minori portarono i segni di città romane. La loro romanità rifulge da ogni pietra, trabocca in ogni atto, si riflette nelle cose e negli uomini. Il senso della romanità si diffuse spontaneo in ogni manifestazione della vita di questa gente, animata da irresistibile impulso di conquista. Era patrimonio di un popolo, che, nato, cresciuto, vissuto per secoli sopra le regioni adiacenti, ove conservava i ricordi della sua esistenza e i sacrosanti diritti della sua vita, rimaneva fedele alla sua tradizione. Esso non aveva bisogno di compiere alcun sforzo per conservarla, nè aveva bisogno di sottoporsi ad alcuno studio per risuscitarla, pari a quelli necessari per piegare la natura ribelle. Nelle lagune, queste genti non solo avevano messo in salvo la libertà personale e la vita materiale, ma anche il patrimonio morale e spirituale patrio. L’ isolamento, creato dalle acque lagunari, che a ragione furono dette le mura di Venezia, contribuì a mantenere la purezza della vita indigena, minacciata da opposti influssi, che qui convenivano siccome a punto d’ incontro obbligato da Oriente e da Occidente. Isolamento non significò divorzio. Ìntimi rapporti con il regno franco-longobardo non mancarono per suprema necessità di esistenza e per naturale effetto di contiguità. Il mondo bizantino, con l’esercizio politico e amministrativo, fornì duces e magistri militum, che diventarono poi gli strumenti del governo autonomo locale. Nè l’uno nè l’altro riuscirono ad infondere nel nucleo dei profughi, gradatamente ordinalo, tra aspre contese, a nuove opere, lo spirito proprio, capace di alterare la tradi-