394 RELAZIONE 1)1 PA0I.0 PARUTA la roba che prendono e anco talora donando, si tengono al presente più conciliata la grazia dei popoli e gente bassa, che però pone minor cura nel cacciarli, non ne sentendo, come facevano per il passato, così grave proprio nocumento. Però ha il Papa con severissime pene proibito il far tali riscatti ; ma la necessità astringe a ciò per i mali trattamenti che fanno ai prigioni, peggio che se fossero schiavi de’Turchi. Ha il Pontefice in grande e particolare odio questa gente di fuorusciti ; talché mai ne parla che non vada da sé stesso in grandissima escandescenza, e che contra loro non faccia molte esclamazioni imprecandogli ogni male. Per questo rispetto così difficilmente si è lasciato cadere dalla memoria il fatto di Pietro Conte, che ancora tuttavia lo ricorda alcune volte non senza mostrarne amarezza e disgusto (1). Tutte queste cose dunque di sopra considerate ; carestia grave e continuate gravezze tanto moltiplicate e con ogni rigore riscosse; somma severità di giustizia ; infestazioni perpetue di fuoruscili ; e qualche altro particolare accidente che da queste cose è nato in conseguenza ; hanno partorito nell’animo de’popoli sudditi della Chiesa una mala soddisfazione di quel governo, e un desiderio grande di novità per speranza di poter migliorare, in qualunque evento, la loro presente afflittissima fortuna. Nello Stato Ecclesiastico non si trova, fuor che in alcune città principali, molta nobiltà, nè ricchezza , nè numero di persone che siano per alcuna eccellenza eminenti e di grande considerazione ; così perchè la maggior parte sono luoghi pic- (1) Il conte Pietro Gabuzio, il quale facendo gente per la Repubblica, che allora aveva guerra con gli Uscocchi e si armava per apprensione dei Turchi, trasse al soldo di essa Mario Sci arra capo di banditi con cinquecento de’suoi, che per lungo tempo avevano travagliato e manomesso lo Stalo del Papa. Per questo fallo Clemente prese tal fuoco, che usò minacce contro de’ Veneti, se non davano i capi di quei masnadieri. Mandò tosto il Senato a Roma ambasciatore Leonardo Donato per placarlo, rappresentando quanto si disdicesse all’onore e alla buona fede della Repubblica il sagrificar gente che aveva ad essa prestato il giuramento (Muratori, Annali, anno 1598). Ma non valsero le parole dell’ambasciatore a mitigare l’ira del Pontefice, non ostante che in ciò validamente si adoperassero i cardinali Valieri e Morosini (Mauroceni ¡Ustoria-rum Lib. XIV); onde fu d’uopo trovare un ripiego per contentarlo. E ciò fu che essendo di 11 a poco stalo ucciso lo Sciarra, il Senato mandò la sua gente in Candii a combattete con la peste; dove parte mancò di vita, parte si dissipò.