270 RELAZ. DI A. TIKPOLO TORNATO DA ROMA NEL 1578. alla Serenila Vostra e alle Signorie VV. Illme., siccome anco desidero che quanto io ho operato, e a Costantinopoli dove molte cose mi vennero per le mani, e qui a Roma, sia conosciuto esser slato con estrema mia diligenza e con incredibile amore verso questa mia patria , senza altro fine mio particolare ; e desidero appresso che come io conosco di non esserle stalo inulil servo, e nell’un luogo e neU’allro, e massime a Costantinopoli dove ho superato tutte le difficoltà che mi vennero innanzi con molta sicurezza e con molta gloria di questo Serenissimo Dominio, così le piaccia di averle grate, acciocché essendo io restato contento per il buon successo di queste e per il modo che io tenni per ben finirle, resti anco più pienamente contento per quella grazia che io conosca d’aver tuttavia appresso la Serenità Vostra e le Signorie VV. Rime. ; la qual grazia è tutta quella ricognizione che io desidero per le fatiche fatte, per i pericoli corsi, e per quella parte di facoltà eh’ io ho dissipata per meglio servirla ; la quale anco per la lunghezza di questo tempo di cinque anni e mezzo continui, che sono stato lontano dai miei e dalle cose mie (1), ha patito notabilmente. (1) Mandò da Roma, dove si trasferì direttamente da Costantinopoli, come abbiamo avvertito nel Cenno BiograGco, la Relazione dell'impero Ottomano.