134 RELAZIONE DI GIACOMO SORANZO Corte di Roma, che tulli i decreti del Concilio insieme; essendo cosa molto rare volte veduta, che un nipote di Papa, e a lui carissimo, in una età tanto giovane, in una Corte piena di tante comodità, abbia superato sè stesso, la carne e il mondo. Ha Sua Signoria lllma. carico di tutti i negozi del Pontefice, con la sopraintendenza di tutte le cose : onde a lui s’indirizzano tutti gli ambasciatori , tutti i cardinali, e tutti quelli che hanno bisogno di qualsivoglia cosa. Egli è capo di tutte le congregazioni, che si fanno in qualsivoglia materia, e va poi lui a riferir al Pontefice quello che è stato trattato; onde è fatto già tanto versato in tutti i negozi, che sì come passano 30,000; e l’auditorato, che valeva 28,000. ora è slato venduto 80,000; e seguendo, come si liene, una nuova promozione (e), non per altra causa che per far vacare di nuovo questi utTici, ne caverà Sua Santità altri 300,000 scudi. E per non lasciare via alcuna serrala, con la quale si possino aver denari, se bene Sua Santità mostra di volere che si osservi il Concilio, però se viene occorrenza di fare qualche nuova composizione, e che si possa trovar qualche onesta coperta, si passa avanti ; nè resta altro modo che aprire liberamente il Datariato, e ammetter regressi e ogni altra cosa, come già si soleva ; il che è anco creduto che si farà, sebben con tempo e con qualche buona occasione, essendosi massime Sua Santità sempre dimostrata in cose tali assai larga. E già fin quando fu assunta al pontificato, trovando che Paolo IV suo predecessore non aveva voluto dar nè regressi nè cose tali, se ben non vi erano questi decreti del Concilio, ond’ erano ritenute nella Dataria infinita quantità di suppliche, Sua Santità tutte le espedi, e cavò grandissimo tesoro. Al che s’aggiunse anco, che avendo pur trovato qualche entrata della Chiesa che si poteva alienare, fece Monti e Cavalierati, e dicono che nelli tre primi anni cavò cinque milioni d’oro d’estraordinario; ma se li spese tutti in poco tempo, avendo in fabbriche speso più d’un milione e mezzo, nel Concilio scudi 600,000, nella guardia di Avignone 300,000, pagalo debili del suo predecessore, eh’ erano in pegno lutle le gioie e anco il triregno medesimo, per più d’ un altro milione; speso in onorare principi andati a Roma 300,000, e il resto in altri bisogni. Ma dopo ha di modo operato, che si trova al presente circa 800,000 scudi, de* quali non sono entrati in Castello più di 200,000, e di questi soli bisogna render conio alla Chiesa; ma di quelli che si mettono a parte non si vede altro conto che quello che vuole il Papa. (e) La quale non ebbe luogo altrimenti, essendo Pio IV venuto a morte, come altrove abbiam detto, il di 9 dicembre di quest’anno 1565.