180 RELAZIONE 1)1 PAOI-O TIEPOLO e se qualcuno gli pare che manchi, movendosi eziandio per le cose mediocri o piccole, s’altera oltre modo, e procede contro lui con ogni sorta di severità , e saria facile a rompersi con ciascuno per questo conto, siccome certo per alcuni casi non è mancalo da lui, perchè abbiamo veduto che non ha dubitato di mandare a citare in casa loro il duca di Mantova e il presidente e il senatore di Milano, e di tenere questi ultimi tanto tempo scomunicati, e di fare altre grandi ed importanti dimostrazioni contro altri principi senza alcuna sorte di rispetto. Il successo ancora delle cose che gli sono felicemente riuscite lo fa più ardilo, perchè guadagnalo un punto non si contenta , ma passa avanti per guadagnarne un altro ; oltre che non gli mancano persone intorno, che senza considerare le ragioni delle cose e de’ tempi presenti continuamente lo sollecitano ed istigano che perseguili e procuri di recuperare ed accrescere l’antica autorità e grandezza della Chiesa, allegando che se esso di così esemplare ed irreprensibile vita non lo fa, non è da pensare che altro pontefice lo faccia. È vero che potria il tempo e la difficoltà d’ alcune cose passate renderlo avvertito di quello che se gli appartenga , e in cui possa senza pericolo riuscire, onde da qui innanzi procedesse con miglior regola nel governo delle cose di quello che finora ha usato. Nel resto dimostra animo quieto, e soprattutto niente ambizioso di quello d’altri, se non che veramente desidereria una lega tra’ principi cattolici prima contro gli eretici, e poi contro gl’infedeli; e già più volte ha con gli ambasciatori e co’principi mosso parola dell’una e dell’altra. Ma per fornire ormai questa parte de’ due pontefici ; Pio IV, dimenticatosi quasi in tutto degli interessi d’altri, si era dato tutto alla comodità e sodisfazione propria ; però dava a più cose, ma nei tempi dei quali parliamo si prendeva specialmente in considerazione per quanto si riferiva ai tributi arbitrari imposti dai principi sai beni del clero, e in genere ad ogni attentato contro la giurisdizione ecclesiastica. Giulio II nel 1511 decretò che questa Bolla avesse forza di legge, e Pio V ri-mite in vigore qnel decreto: ma per le clausole sopradette la Spagna e Venezia principalmente, e cosi pure la Francia e 1’ Impero, si negarono mai sempre di riconoscerla; tanto che Clemente XIV credette prudente il sospenderne la lettura e la pubblicazione annuale, che da allora in poi non ha più avuto luogo.